"Chi viaggia senza incontrare “l’altro”, non viaggia, si sposta”.
Alexandra David Neel

Ethiopia, trekking nei monti del Semièn

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Semien trekkingDai monti del Semièn, il “paese del freddo”, i più alti dell’acrocoro etiopico, uno dei pochissimi luoghi in Africa in cui nevica regolarmente, sgorga l’acqua che alimenta il Nilo Azzurro. Una natura immensa, carismatica e minacciosa, mai uguale a se stessa, a tratti struggente, che durante la stagione delle piogge è avvolta da nebbie malinconiche ed arcobaleni commoventi, limitata a nord e a est dal fiume Takkazé e a sud e a ovest dai suoi affluenti Balagas e Dequiquó, un legame stretto tra la terra e l’uomo, legato alla sopravvivenza, che qui non si è mai interrotto. Quasi a sottolineare la provvisorietà e la caducità della vita umana davanti all’immortalità della natura. Un isolamento così intenso da costringere a fare i conti con i propri limiti.

 

sulla strada del Simien National ParkA piedi si torna dove tutto è iniziato, in una terra dove ogni venti secondi una persona muore a causa della mancanza di acqua e, di conseguenza, anche per le insufficienti condizioni igieniche. Nell’attuale regione degli Afar fu scoperto nel 1974 Lucy, uno scheletro quasi completo di Australopithecus afarensis risalente a circa 3,5 milioni di anni fa, la più conosciuta antenata dell’uomo. Senza fretta, si percorrono sentieri polverosi non troppo ripidi che collegano i numerosi villaggi, unica via per scambiare i prodotti del luogo, in un Paese dove tutti i trasporti avvengono via terra, privato dallo sbocco sul Mar Rosso dalla secessione dell’Eritrea nel 1993.

 
Ogni giorno è uguale all’altro, scandito dai ritmi della natura, dove la fretta perde ogni significato. Popoli primordiali, non ancora addomesticati, dove è possibile essere accolti in casa per fare quattro chiacchiere e scoprire le reciproche diversità. Nulla sembra turbare la loro tranquilla esistenza e le loro secolari tradizioni. Un’esperienza forte, intima e introspettiva, quasi una lezione di vita, per chi, come noi, è abituato al superfluo, di cui restano, anche a distanza di tempo, i sorrisi, mai forzati, e i gesti spontanei. La famiglia come fulcro della vita, dove la prevalenza di prole maschile costituisce motivo di prestigio. Innumerevoli eruzioni nel sottosuolo dell’Etiopia hanno creato, circa 40 milioni di anni fa, uno dei paesaggi più spettacolari del mondo, con montagne frastagliate che si ergono come fortezze con migliaia di torrioni, valli profonde e precipizi taglienti profondi oltre 1.500 metri.

 

 
Simien babbuino geladaDa Addis Abeba (in amarico “nuovo fiore”), la capitale più alta dell’Africa a 2.400 m s.l.m., fondata nel 19° secolo dall’imperatore etiope Menelik II ai piedi del Monte Entoto, si prosegue verso gli altipiani settentrionali, profondamente intersecati da valli rocciose che a nord e a est digradano in una serie di spettacolari pinnacoli che fronteggiano i precipizi, artecifi di una muraglia naturale ininterrotta lunga più di 40 chilometri, nel  Patrimonio dell’Umanità dell’Unesco dal 1978, dove vivono animali endemici estremamente rari, quali il babbuino Gelada (traslitterazione di Chilada, parola amarica che connota un animale raro e distante, nella foto), la volpe Simien, il lupo d’Abissinia e lo stambecco Walia, una capra presente in nessun’altra parte del mondo. Il Parco Nazionale del Semièn si estende nella provincia di Semien Gondar, nella regione degli Amhara per 180 kmq nella zona afro-alpina con altitudini che variano da m.1900 a m.4543 sovrastato dal Ras Dascian (4.549 m), la più alta vetta d’Etiopia e la quarta dell’Africa, dopo il Kilimangiaro, il Monte Kenia e il Ruwenzori, dal Buait (4.437 m) e dall’Abba Yared (4.460 m).
Da Debark (2.800 m), un villaggio sulla strada Gondar-Aksum, sede della direzione del Parco Nazionale del Semièn, inizia il trek, per viaggiatori e non per turisti, verso Sankaber (3.600 m), reso unico dall’incontro con animali endemici quali Wayla Ibex e i Babbuini Gelada, per raggiungere Geek (3.500 m) un villaggio di poche capanne dove gli abitanti vivono esclusivamente di agricoltura. Branchi di timide gelada, scimmie endemiche dell’Etiopia, curiose di tutto, osservano da lontano senza fuggire. Le soste veloci consentono un’incursione nella cucina etiope, influenzata dalle tre religioni monoteiste: ebraismo, cristianesino e islamismo, ben radicate tra la popolazione. Il wot, il piatto nazionale, è uno stufato piccante servito in molteplici varianti, preso con l’injera, un pane lievitato simile ad una spianata di colore grezzo ricavata da una miscela di teff (cereale locale) e acqua, che sostituisce le posate. Il sentiero prosegue verso Cenek (3.600 m) con rotta verso Ambico ai piedi del Ras Dascian, fuori dalle rotte turistiche, scalato per la prima volta nel 1841 da Ferret e Galinier, la “tappa degli stambecchi”. Il territorio muta col variare dell’altituidne, ricoprendosi di coltivazioni di cereali o di pascoli che alimentano un ricco bestiame.

 

 

trekking SimienDa Cenek si raggiunge in cinque ore di fuoristrada l’antica città di Gondar, antica capitale imperiale dell’Etiopia fino al regno di Teodoro II sulle rive del fiume Angereb, fondata nel 1635 dall’Imperatore Fasilide con i resti della Cittadella Reale risalente al XVII secolo, su un’area di circa 70 000 mq, Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco dal 1979, racchiude il Castello di Fasilide, frutto di un’insolita mescolanza di elementi locali con influssi moreschi, indiani e portoghesi. A nord-est il Palazzo di Iyasu, pesantemente danneggiato da un terremoto nel 1704 e dai bombardamenti inglesi durante la Seconda Guerra Mondiale. Nelle vicinanze della città, a circa 2 km in direzione nord-ovest si trovano i Bagni di Fasilide. Gondar fu teatro di una battaglia della Seconda Guerra mondiale combattuta in Etiopia, nella regione dell’Amhara, dal 10 maggio al 30 novembre 1941, la fase finale della Campagna dell’Africa Orientale Italiana (1940-1942) che vide contrapposti gli schieramenti italiani e anglo-abissini.

 

cascate Simien Mountains National Park

cascate Simien Mountains National Park

Procedendo verso sud la strada incrocia il Lago Tana, di origine vulcanica, lungo 84 km, largo 66 km, profondo 14 metri, dove nasce il Nilo Azzurro che nel suo cammino verso il Mar Mediterraneo si unisce al Nilo Bianco, il piú esteso lago dell’Etiopia con una superficie di 3’630 kmq, adagiato ad un’altitudine di 1.788 m s.l.m. dove chiese e monasteri disseminati su una ventina delle numerose isolette del lago conservano preziose testimonianze d’arte sacra della Chiesa etiope ortodossa, fra cui Ura Kidane Mehret, fondato nel 14° secolo dal santo betre Mariyam e Asua Mariam (XIV secolo), non lontano dalle stupefacenti cascate di Tissisat. Qui il Nilo Azzurro, che scorre tranquillo tra rive distanti 250 m., rivestite di splendida vegetazione, si allarga fino a formare un fronte di quasi 500 m. e, dividendosi in quattro bracci principali tra le rocce lavorate e rivestite di muschi, erbe e alberi, precipita con un salto di circa 50 m. in una stretta e pittoresca gola.
L’Etiopia, dal greco aith’ops, la terra degli uomini dal volto bruciato, grande quattro volte l’Italia, un crogiolo di popoli che parla oltre 80 lingue, è l’unico Paese africano ad non essere mai stato colonizzato; ci provò per ben due volte l’Italia: il primo tentativo culminò nella sconfitta militare di Adua, nel 1896, inflitta dalle truppe di Menelik e una seconda volta sotto il regime di Mussolini nel 1935 ma, nonostante la superiorità negli armamenti e l’uso dell’aviazione militare che l’Etiopia non aveva, incontrò una forte resistenza che bloccò la sua avanzata. La tecnologia sta arrivando ma non sempre porta la felicità. La ricostruzione dell’Etiopia, piegata dal sottosviluppo, è partita dalla capitale. Dove prima le baracche rappresentavano l’80 per cento delle strutture abitative, intervallate qua e là da microcosmi residenziali per ricchi, ora il programma governativo Grand Housing ha progettato di costruire annualmente 50 mila condomini, con cemento importato dalla Cina, per dare casa al 50 per cento della popolazione che oggi vive negli slum o nelle fatiscenti case governative affittate per pochi birr al mese senza acqua, senza elettricità, senza servizi.

 

Località di partenza e permessi per il trekking: a Debark (2.800 m), un villaggio sulla strada Gondar-Aksum, sede della direzione del Parco Nazionale del Semièn.
Difficoltà: EE (escursionisti esperti), 7 ore di trek al giorno a 3.500 m, pernottamento in tenda, trasporto bagaglio con muli
Quando andare: da novembre a marzo
Info: I Viaggi di Maurizio Levi, www.viaggilevi.com, partenza di gruppo 25 febbraio

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