"Chi viaggia senza incontrare “l’altro”, non viaggia, si sposta”.
Alexandra David Neel

Rub al Khali, Oman in fuoristrada

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fuoristrada sulle dune

fuoristrada sulle dune

Reportage – Non ancora interamente esplorato e praticamente disabitato, il “Rub al Khali” o “quarto vuoto”, “il deserto dei deserti” esteso su un’area di 650.000 kmq, è accessibile da Salalah, nell’estremo sud, percorrendo dodici ore di strada, circa un migliaio di chilometri, dalla capitale Muscat. “Il deserto non si abita, si attraversa” dicono i pastori beduini, gli Arabi più autentici, sempre alla ricerca di nuovi pascoli e di acqua. Si attraversa il territorio omanita, tremilacinquecento chilometri da Nord a Sud attraverso il grande deserto dell’Arabia fino alle coste dell’oceano Indiano.

fuoristrada nel Rub al Khali

fuoristrada nel Rub al Khali

Una spedizione di quindici giorni su Toyota Land Cruiser a benzina 4,5 lt con 6 cilindri, pneumatici Michelin 7,50 x16 AT, dalle aspre montagne di 3.000 metri adornate da sperduti villaggi di pietra, alla Wahiba Sands, il deserto di sabbia che si perde nelle acque turchesi dell’oceano, enormi spiagge a pochi metri dalle onde con insediamenti di pescatori, colonie di uccelli, tartarughe, piccoli golfi, lagune e neri promontori vulcanici. Nella capitale Muscat si noleggiano fuoristrada in ottime condizioni (anni 2011-2012 o 2008-2010), in quanto pochissimi utilizzano le auto in fuoristrada. Consumo medio circa 4 km/l, determinato dagli equipaggiamenti per un viaggio nel deserto (coppia di piastre antisabbia in alluminio, coppia di piastre antisabbia in fibra di vetro, pala, rastrelliera per trasporto taniche in ferro per il carburante, serbatoio per acqua potabile da 100 litri, sospensioni e ammortizzatori rinforzati, utensileria fornitissima per riparazioni meccaniche e pneumatici, filtro per sabbia, un compressore 12 v. professionale con manometro, tre stroops per traino lunghezze diverse, kit completo per assistenza medica, quattro casse stagne alluminio e un baule superiore stagno per zaini, sacchi a pelo e tende). Ultima stazione di servizio ad Hayma sulla grande strada asfaltata che collega il Nord con il Sud, necessario essere autosufficienti fino a Thumrait per circa 800 km (calcolare quindi almeno 200 lt di benzina da trasportare in taniche di metallo da 20 litri). Le vetture dispongono di serie di due serbatoi per un totale di circa 130 litri, necessario portare almeno quattro taniche. Lungo la traversata non si incontrano pozzi per almeno quattro giorni: indispensabile quindi calcolare 20-25 litri di acqua per ciascun passeggero. Nel deserto omanita si guida calibrando con attenzione la velocità per evitare di “spanciare” sulla cresta delle dune se si cerca di superarle troppo lentamente ma senza procedere troppo velocemente per evitare di effettuare un salto. Si procede sempre lungo la linea di massima pendenza, mai in diagonale. Le dune sono di tipo stellare, con creste sabbiose che si sviluppano in tutte le direzioni a causa della variabilità della direzione del vento. Man mano che ci si addentra nel deserto, le dune diventano più alte e più spettacolari, spesso separate da bacini piatti di colore bianco, resto di un antichissimo fondo marino. Lo straordinario attraversamento dello sconosciuto Rub al Khali, oceano sterminato di enormi e spettacolari dune rosse, ripercorre le rotte delle carovane che, fino al I° secolo d.C., trasportavano l’incenso per giungere alle “Vie della seta e delle spezie”, impresa considerata impossibile con le dimensioni attuali del deserto. Geologicamente il Rub al Khali nasconde sotto la sabbia alcuni dei giacimenti di petrolio più importanti al mondo; il sito di Sheyba è ricchissimo di greggio ed il campo petrolifero di Ghawwar è il più grande al mondo, entrambi in Arabia Saudita. Nella parte omanita le ricerche sono solo all’inizio. Sono state aperte alcune piste nel deserto per permettere ai camion delle compagne petrolifere di raggiungere i giacimenti ed effettuare nuove ricerche, non segnalate sulle mappe. Le grandi dune stellari della parte omanita del Rub al Khali fanno da cornice ad aree pianeggianti che cambiano colore in base alla luce passando da un bianco gesso ad un azzurro intenso, ricordando antichi laghi. Sono stati ritrovati fossili di denti di ippopotamo, resti di corna di gazzelle e di bufali acquatici, comprovando scientificamente ciò che la fantasia umana poteva solo immaginare. La vastità del deserto rende però estremamente difficile la localizzazione costante dei fossili, mentre una guida esperta non avrà difficoltà a trovare geodi e rose del deserto, localizzate in alcune aree ben definite ma con una concentrazione elevatissima. Dal Rub al Khali si guida con un GPS Garmin 45 tarato secondo il sistema WGS 84 fino a Salalah, nell’estremo sud, attraversando le montagne del Dhofar, dove il silenzio della natura avvolge gli alberi dell’incenso (“boswelia carteri”), dalla cui resina l’Oman ottenne la ricchezza per molti secoli, fino a raggiungere l’Oceano Indiano. Rimasta chiusa per molti anni a causa di tensioni indipendentiste della regione del Dhofar, la vegetazione è curiosamente caratterizzata da un microclima tropicale dove crescono cocchi, manghi, papaye e altri frutti tropicali, un netto contrasto con l’arido deserto appena lasciato.

Ubar, la città perduta nel deserto
Numerosi esploratori nel corso dei secoli sognarono di scoprire la mitica città perduta, l’Atlantide delle sabbie nascosta tra le dune del Rub al Khali. Il Corano la cita con il nome di Iren Dhat Al Emad, ricca città costruita dal Re Shabbad Bin Ad per ricreare la sua concezione del paradiso. Oro, argento, perle, ambra e zafferano contribuivano alla sua magnificenza. Le sue ricchezze ed il piacere della vita finirono per corrompere Re Shaddad ed il suo popolo. Per punirli per il loro modo dissoluto di vivere e della loro disubbidienza, Dio inviò un vento violentissimo che, soffiando ininterrottamente per sette notti e otto giorni, distrusse la potenza di Re Shaddad e ricoprì completamente la città con le sabbie del deserto, proprio come se non fosse mai esistita. Una versione medioevale delle “Mille e Una Notte” parla ugualmente di una mitica città perduta che aveva il nome di Ubar. Anche l’esploratore inglese Bertram Thomas, che transitò nella zona nel 1931, scrive di una città indicata dai beduini con il nome di Ubar. La leggenda sopravviverà alla scoperta effettuata da un archeologo nel 1992 di alcune rovine di un’antica città ai margini del deserto del Rub Al Khali, nei pressi di Shisur, che i beduini chiamano Ubar. Grazie al lavoro di Juris Zarins, nato in Germania nel 1945 ed emigrato negli Stati Uniti e tuttora impegnato in scavi archeologici nella Penisola Arabica, furono ritrovati resti di abitazioni e numerosissimi frammenti di attrezzi risalenti all’età del bronzo. Si stima che la città fosse abitata dal 3000 a.C. al I secolo d.C. come ultimo punto per fare rifornimento di acqua prima di affrontare il viaggio attraverso il grande deserto. Nel 2000 il sito di Ubar venne iscritto nelle liste dei Patrimoni Mondiali dell’Umanità dell’Unesco. Tratto da OMAN, EMIRATI ARABI, guide per Viaggiare, di Maurizio Levi e Carla Piazza. Edizioni Polaris

Muscat dal mare

Muscat vista dall’Arabian Sea

Muscat, il regno del Sultano
Dal 1970 Qabus ibn Sa’id Al’bu Sa’idi è l’artefice della rinascita del Paese
Sul golfo dell’Oman, di fronte alle coste iraniane, Muscat, capitale del Sultanato dell’Oman e strategico porto commerciale del Mare Arabico, è un vivace connubio fra Oriente e Occidente con lo sguardo rivolto al futuro. Muscat conserva l’aspetto medievale per la presenza di tre forti costruiti dai portoghesi intorno al 1580 per difendere la città dai conquistatori. Fu l’esploratore Vasco da Gama il primo europeo a sbarcare sulle rive dell’Oman lungo la via per l’India: il dominio portoghese si protrasse dal 1507 fino al XVII secolo. Mentre il Mutrah Fort è costruito su un colle, i forti di Jalali e Mirani fanno quasi da sentinella all’ingresso di Muscat, oggi utilizzati dalla polizia e dai militari e non accessibili ai visitatori. I primi insediamenti nell’Oman risalgono al terzo millennio a.C., quando un impero noto come Magan si sviluppò lungo la costa settentrionale del Batinah grazie ai giacimenti di rame scoperti nelle colline di Sohar. L’economia della regione declinò nei secoli seguenti e verso il 563 a.C. la parte settentrionale dell’Oman fu inglobata nell’impero dei persiani achemenidi. L’incenso, una delle sostanze più ricercate del mondo antico, si rivelò determinante per lo sviluppo della zona sud del Paese, il Dhofar, che ne sfruttò le potenzialità sino al VI secolo d.C. Ricco di giacimenti petroliferi e favorito dal clima temperato tutto l’anno, l’Oman odierno è proiettato verso l’esterno e verso il futuro grazie all’intraprendenza del Sultano Qabus ibn Sa’id Al’bu Sa’idi, capo del Sultanato dal 1970. Cosmopolita, viaggiatore e attento osservatore, dopo aver studiato in Inghilterra e Germania, il Sultano ha scelto la via della modernizzazione, liberando il Paese dall’economica semi-feudale e abrogando con coraggio e determinazione le oppressive restrizioni sociali imposte dal padre. Sfruttò i proventi dei giacimenti petroliferi per la costruzione di strade, ospedali, scuole ed infrastrutture. L’incognita è rappresentata dalla successione al trono del sultano, col rischio che l’Oman sprofondi nuovamente nell’arretratezza e nella chiusura economica e sociale. La scoperta di Muscat inizia dalla Grande Moschea, la terza più estesa del mondo edificata dal 1995 al 2001, impreziosita dal tappeto persiano di 4.200 mq., realizzato a mano in cinque anni e tuttora il più grande del mondo. Le zone separate per la preghiera riservate a uomini (6.000 posti) e donne (750 posti), obbligate ad entrare con abiti alla caviglia con maniche lunghe ed uno scialle per coprire il capo, riflettono la situazione femminile nel Paese, ancora complicata. I profumi e i colori di Muscat si colgono nel variopinto souk di Mutrah, risalente al XVIII secolo e straripante di banchetti con prodotti dell’artigianato locale, spezie, incenso e gioielleria. Contrattare il prezzo è parte integrante della cultura omanita. Una sosta (solo) esterna al Palazzo Al-Alam, una delle residenze del Sultano, e al vicino Museo di Bait al-Zubair, con testimonianze della vita quotidiana del passato e i tipici khanjars d’argento (pugnali) completano la visita di Muscat. La presunta mancanza di scritti delle precedenti civiltà omanite, presumibilmente nomadi, getta un alone di mistero e di irresistibile fascino su questo lembo di terra affacciato sull’Oceano Indiano. A due ore e mezza di fuoristrada da Muscat lungo il paesaggio lunare del deserto (direzione sud-ovest), attraverso la regione montuosa dell’Hajar, con cime di 3.000 metri che svettano nel cielo terso, la strada sale fino a raggiungere un passo con uno straordinario panorama sulla catena di montagne del Jebel Akhdar. Il rosso del deserto è interrotto dal palmeto di Al Hamra, conosciuto per il sistema di irrigazione ricavato dai falai, canali che portano l’acqua dalla montagna all’oasi. Si raggiunge Nizwa, chiamata anche la “Perla dell’Islam”, antica capitale dell’Oman, caratterizzata dal forte, costruito nel 1668 e probabilmente il più antico del Paese.

coste dell'Oman

coste dell’Oman

Consigli di viaggio Oman

PERMESSI MILITARI PER IL DESERTO: per il Rub al Khali sono necessari permessi militari in quanto si passa molto vicino al confine con l’Arabia Saudita. Si richiedono ad un’agenzia locale e sono necessari alcuni giorni. Se nell’itinerario è previsto l’accesso via terra alla penisola di Musandam, si devono richiedere due visti, dato il transito necessario negli Emirati Arabi Uniti; se si arriva in Musandam per via aerea, basta il visto emesso all’arrivo a Muscat.
NOLEGGIO FUORISTRADA: sufficiente la patente italiana. In Oman è facile noleggiare un’automobile. Presenti le agenzie di autonoleggio internazionali Avis, Budget, Europcar e Thrifty, ma si consigliano quelle locali, affidabili, valide e meno costose. Per le auto normali si parte da OR14, mentre per le 4×4 da OR35. La segnaletica è sia in arabo sia in inglese. Non sono molti i controlli sulle strade dell’Oman, ma la polizia stradale è comunque molto severa  nel far rispettare i limiti di velocità di 120 km/h in tutto il Paese. Nella capitale Muscat è proibito circolare con vetture sporche di fango e sabbia.
QUANDO ANDARE: da metà ottobre a metà marzo. Nelle regioni interne dell’Oman il clima è temperato e secco (più umido sulla costa), soleggiato con media escursione termica tra giorno e notte. In inverno le medie sono di 25°-30° di giorno e 8°-12° di minima. Nei mesi autunnali e primaverili, le temperature diurne oscillano attorno ai 35°-40° e quelle notturne da 15° a 20°.
VISTO D’INGRESSO: visto consolare rilasciato all’aeroporto di Muscat all’arrivo previo pagamento di 20 Omani Riali per soggiorni fino a 30 giorni (Euro 45 circa) o di 5 Omani Riali fino a 10 giorni. Passaporto con due pagine libere, con almeno sei mesi di validità dalla data di ingresso. La presenza di un timbro israeliano sul passaporto può comportare il mancato rilascio del visto d’ingresso. Info Ambasciata del Sultanato dell’Oman in Italia (tel. 06 3630 0517, mail embassyoman@virgilio.it).
SANZIONI CODICE STRADALE: la normativa locale relativa alle violazioni del Codice della Strada è particolarmente severa. L’ammontare minimo della sanzione pecuniaria è di 75 Riali (150 euro circa) e per le violazioni più gravi è previsto anche il fermo per 48 ore. Info www.viaggiaresicuri.it
DIVIETO DI FOTOGRAFARE: postazioni militari (polizia compresa) e “strategiche” (ponti, stazioni ferroviarie, aeroporti).
VACCINAZIONI: nessuna.
DA LEGGERE PRIMA DI PARTIRE: “Medioriente in armonia fra tradizione e futuro” (Ed. Polaris, di Maurizio Levi e Carla Piazza).
SPEDIZIONI NEL DESERTO OMANITA: con il tour operator “Azonzo Travel”, sulla rotta delle antiche vie carovaniere, www.azonzotravel.com/viaggi-in-oman/59/

Punti GPS per siti archeologici e crateri
(rilevati con un Garmin 45 tarato secondo il sistema WGS 84)
Stazione servizio Hayma  N 19° 57,398             E 56° 16,556
Cratere con acqua (resti di uno scavo per la ricerca del petrolio) 
N 19° 48,317              E 55° 00,938
Confine a forma di angolo tra le frontiere Oman e Arabia Saudita 
N 20° 00,000              E 55° 00,000
Bandar (posto di controllo esercito, da evitare)
N 19° 50,012              E 54° 31,603
Rose del deserto    N 19° 45,119              E 54°19,783
Bel passaggio tra dune   N 19° 33,978              E 53° 57,963
Pista petrolifera    N 19° 19,028     E 53° 38,589
Vasche con acqua calda e solforosa  N 19° 16,729             E 53° 19,629
Geodi di quarzo    N 18° 37,666              E 53° 03,737
Oasi di Fasad    N 18° 27365              E 53° 06,081
Thumrait benzina    N 17° 38,487              E 54° 02,214
Alberi dell’incenso   N 17° 21,754              E 54° 03,608
Salalah     N 17° 01,565               E 54° 08,595

 

 

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