"Chi viaggia senza incontrare “l’altro”, non viaggia, si sposta”.
Alexandra David Neel

Molucche, le isole che profumano di noce moscata

Facebooktwittergoogle_pluslinkedinmail
Molucche, piroga nell'Oceano

Molucche, piroga nell’Oceano

Reportage – di Giulio Badini. Nelle Molucche, un migliaio di isole sparse su una vasta superficie di Oceano Pacifico, tra Sulawesi e la Nuova Guinea, si respira l’essenza di noce moscata. Per noi costituisce un additivo gastronomico secondario ma ci fu tempo, un tempo piuttosto lungo in passato, nel quale questa noce dall’aroma raffinato dolce e piccante insieme rappresentava una delle spezie più ricercate e costose in assoluto, tanto da valere più dell’oro. Ne bastava un sacchettino per cambiare la vita ad una persona.

 

fortino alle isole Molucche

Fortino alle isole Molucche, foto Giulio Badini

Conosciuta e impiegata fin dall’antichità rivestiva, come altre spezie, un ruolo importante nella conservazione delle carni. Prima dell’invenzione recente del freddo artificiale, le carni tendevano ad adulterarsi in fretta, pur conservando intatte le proprietà nutritive. Per allungare i tempi di durata e togliere i cattivi odori si faceva un ricorso massiccio alle spezie, capaci di bloccare i processi degenerativi e di confondere i sapori con i loro gusti prepotenti. E per millenni fu la fortuna delle spezie esotiche, un po’ il petrolio dell’antichità. A contribuire al grande successo della noce dal forte sapore di muschio intervennero anche medici e speziali, attribuendole un notevole numero di proprietà terapeutiche: un potente antisettico naturale capace di guarire da un sacco di malanni. E intanto il prezzo lievitava. A farlo arrivare alle stelle fu la diceria che fosse anche un potente afrodisiaco e l’unico rimedio in commercio contro la peste, una pandemia che falcidiava ciclicamente la popolazione europea. Il commercio della noce moscata nel continente faceva capo ai Veneziani, che si approvvigionavano a Costantinopoli; i turchi la acquistavano dagli arabi, che si rifornivano in India, ma nessuno sapeva di preciso da dove arrivasse. Fatto sta che ad ogni passaggio di mano il prezzo lievitava. Verso la fine del 1400 si venne a sapere che l’albero della Myristica fragrans cresceva, endemico, unicamente in alcune minuscole isole chiamate Banda, estremo gruppo meridionale dell’arcipelago indonesiano delle Molucche, un migliaio di isole grandi e piccole disseminate in un enorme tratto di oceano Pacifico tra Sulawesi, Nuova Guinea, Filippine, Timor e Australia, da cui provenivano anche chiodi di garofano e cannella. Le Banda sono una decina di isolette e scogli montuosi, di difficile approccio, fuori dal mondo, con un vulcano piuttosto attivo, popolate per giunta da selvaggi cannibali e tagliatori di teste. Il miraggio di guadagni spropositati attingendo direttamente alla fonte (si sarebbe arrivati fino ad uno stratosferico 60 mila per cento!), mise le flotte europee in gara a chi fosse arrivata per prima, facendo nascere le famose Compagnie delle Indie Orientali per finanziare le spedizioni. Il percorso tradizionale, doppiando l’Africa, comportava rischi enormi: per un viaggio occorrevano almeno 2-3 anni, solo una nave su tre faceva ritorno e ben pochi erano gli uomini che riuscivano a rimettere piede in patria, falcidiati da tempeste, malattie, predoni. Possiamo anzi dire che la gran parte delle grandi scoperte geografiche dell’epoca non miravano a reperire nuove terre, ma a trovare una via più agevole per raggiungere le Indie e le sue spezie. Lo stesso Colombo non cercava affatto l’America, di cui neppure supponeva l’esistenza, ma una strada più corta per arrivare ai tesori del sud-est asiatico. Alla fine, nel 1600, la spuntarono gli olandesi su inglesi, portoghesi e spagnoli, dando in pratica inizio al colonialismo europeo, assicurandosi per tre secoli il lucroso monopolio della noce moscata in Europa, fino a quando nel 1800 il prezzo e i consumi crollarono e le piantagioni vennero spostate altrove. Per assicurarselo però dovettero fare agli inglesi una piccola concessione territoriale, in un altro luogo lontanissimo dove le due nazioni si stavano fronteggiando: dovettero cedere l’allora selvatica isola di Manhattan nel Nord America,  tanto che la minuscola New Amsterdam divenne presto New York. E per secoli gli olandesi, che avevano il coltello dalla parte del manico, pensarono di aver fatto un buon affare.

Pescatori alle isole Molucche

Pescatori alle isole Molucche

CONSIGLI DI VIAGGIO – Un viaggio di scoperta alle Molucche (moluku in indonesiano), ancora poche avvezze al turismo e riservato pertanto solo ad esperti viaggiatori, non consente solo di avvicinarsi un po’ come pionieri alle terre endemiche della noce moscata e dei chiodi di garofano, ma anche di visitare fortezze e abitati coloniali, uno dei  più affascinanti e remoti parchi nazionali indonesiani, di navigare e nuotare tra stupende spiagge incontaminate e intatte barriere coralline ricche di biodiversità, nonché di entrare in contatto con popolazioni indigene selvatiche di ex cannibali. Si comincia ovviamente con l’arcipelago di Banda, dove non esistono auto, per perdersi tra le verdi e odorose piantagioni di Myristica fragrans, ville coloniali olandesi, spiagge da cartolina, acque cristalline, giardini di corallo e un vulcano attivo che sembra la versione ridotta del Fuji Jama giapponese. Si passa quindi a Seram, una delle isole maggiori delle Molucche, caratterizzata da imponenti montagne alte fino a 3.000m che scendono a picco su spiagge selvagge e barriere coralline, ricoperte da foreste e da odorose piante di chiodi di garofano. Da visitare c’è il Manusela national park, la cui fittissima giungla e la foresta pluviale rivierasca presentano mangrovie, palme, muschi e felci, e poi giganteschi alberi di marante, kelimbin e ficus dalle enormi radici aeree, dove trovano riparo cinghiali, cervi e coccodrilli e, soprattutto, un gran numero di uccelli come buceri, aquile, pappagalli e gli endemici  rarissimi cacatua. Qui attende un’esperienza unica: si potrà essere comodamente issati su una piattaforma aerea ubicata sulla cima della canopea, la volta della foresta tropicale, per ascoltare i rumori della giungla. Ultima emozione il contatto con alcuni indigeni selvaggi ex tagliatori di teste, che vivono in maniera preistorica di caccia e di raccolta nascosti nell’intimo della foresta.

ALLE MOLUCCHE CON I VIAGGI DI MAURIZIO LEVI
Su richiesta, con “I Viaggi di Maurizio Levi” (tel. 02 34 93 45 28, www.viaggilevi.com), viaggio di 16 giorni nel misconosciuto arcipelago indonesiano delle Molucche, le isole delle spezie. Partenze individuali settimanali con guida locale per tutto l’anno e mensili di gruppo (in luglio e agosto) con voli di linea da Milano e Roma, pernottamenti nei migliori hotel esistenti e 3 notti in tenda con pensione completa, guida italiana.
NOTIZIE UTILI

QUANDO ANDARE: nel mese di aprile e da metà settembre a metà novembre: la temperatura è calda ma non afosa, le precipitazioni sono scarse e non vi sono zanzare.
FUSORARIO: le isole Molucche sono 9 ore avanti rispetto al meridiano di Greenwich e quindi 8 ore in avanti rispetto all’Italia (quando in Italia sono le 12 alle Molucche sono le 20).
TERRITORIO: l’arcipelago delle Molucche (in indonesiano Maluku) è composto da circa un migliaio di isole sparse su una vasta superficie di Oceano Pacifico, tra Sulawesi e la Nuova Guinea, ma pur costituendo solo una piccola parte del territorio indonesiano, è sempre stato molto ricche di significato storico. Le Molucche sono splendide isole, alcune di origine vulcanica e ricoperte da una vegetazione lussureggiante, altre coralline, un vero paradiso terrestre. Le spiagge di sabbia bianca finissima sono contornate da file di palme cariche di noci di cocco e l’acqua del mare è cristallina e incontaminata. Le Molucche sono conosciute in tutto il mondo come le favolose “isole delle spezie”. Da sempre, indiani, cinesi, arabi e, più tardi, gli europei si susseguirono su queste preziose isole per avviare i loro commerci. Chiodi di garofano, noce moscata e macis crescevano infatti solo qui e in nessuna altra parte del mondo. Ed è anche per questa ragione che gli europei tentarono a più riprese di colonizzare l’Indonesia, al fine di impossessarsi di questo lucroso commercio. In Europa queste spezie erano considerate al pari dell’oro, servivano per conservare e aromatizzare le carni, per preparare profumi e lozioni curative per alleviare i sofferenti di gotta e reumatismi.
DOVE ANDARE: La destinazione principale della maggior parte dei turisti è la regione di Ambon, la principale città dell’arcipelago, la quale si trova nell’omonima isoletta posta proprio sotto Seram, la maggiore isola delle Molucche. Nella zona a sud-est di Ambon si trova un gruppo di piccole isole chiamate Bandas, ancora più a sud le piccole Kai e le Aru, mentre a nord abbiamo Ternate e Tidore, due minuscole ma meravigliose isolette non lontane dalla costa ovest della più grande Halmahera.
CAPITALE: Ambon
DOCUMENTI: passaporto valido almeno 6 mesi dalla data di ingresso nel Paese. Il visto è obbligatorio e può essere richiesto all’Ambasciata indonesiana in Italia (38 euro): ne dovranno essere in possesso sia i passeggeri di voli speciali non di linea, sia coloro che viaggiano per affari; gli altri turisti possono ottenere il visto turistico con validità di un mese anche al loro arrivo in aeroporto (25 euro).
CUCINA TIPICA: Alimento base delle Molucche è il sagù, un amido ricavato dall’omonima palma. Il pane di sagù viene venduto sotto forma di cialde e diverse pietanze sono preparate con questo alimento. Il papeda, in particolare, è un piatto tipico della regione che assomiglia ad una farinata glutinosa da mangiare calda. Altri piatti tipici di Ambon, ma che solo nei villaggi potrete assaggiare, sono il colo colo, una salsa agrodolce per condire il pesce; il kohu kohu, un’insalata di pesce e il laor, un verme marino pescato durante la luna piena.
STORIA: la storia delle Molucche ha sempre gravitato intorno al fruttuoso commercio delle spezie, e molti popoli nel tempo tentarono di impossessarsi di questo lucroso commercio. I primi europei che giunsero in questi luoghi furono i portoghesi intorno ai primi anni del 1500, i quali cercarono immediatamente di sostituirsi ai mercanti arabi che avevano l’esclusiva dei traffici. Ma furono gli  olandesi, un secolo più tardi, ad ottenere il  monopolio del commercio delle spezie, che durò per circa 200 anni, fino al 1949, quando l’Indonesia ottenne l’indipendenza dall’Olanda. Durante la guerra di indipendenza i molucchesi si schierarono con gli olandesi, ottenendo in cambio la vana promessa che una volta sconfitti gli indonesiani avrebbero ottenuto la loro indipendenza.

Print Friendly, PDF & Email
Archivi