"Chi viaggia senza incontrare “l’altro”, non viaggia, si sposta”.
Alexandra David Neel

Lavash, il pane d’Armenia inserito fra i Patrimoni Immateriali dell’Umanità

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Lavash, giallozafferano.it

Lavash, giallozafferano.it

Sottile, elastico, gommoso, senza lievito, il lavash è il pane nazionale armeno, inserito dall’Unesco fra i Patrimoni Culturali Immateriali dell’Umanità. Appena sfornato, è irresistibile. Circolare o a rettangolo, nelle case si realizza ancora secondo la tradizione: si modella l’impasto a forma circolare, lo si rifinisce e si dispone dentro il forno in terracotta (tonir in armeno), una piccola botola scavata nel pavimento.

 

Dopo pochi minuti il pane cotto si estrae dalla parete del forno e viene servito arrotolato intorno a formaggi locali, verdure o carne, e può essere conservato per un massimo di sei mesi. La sua preparazione è ancora effettuata nelle aree rurali da un piccolo gruppo di donne e richiede grande impegno ed esperienza. Questo metodo è ancora ampiamente usato in Azerbajian, Georgia, Iran, Turchia.

 

Khor Virap, Armenia

Khor Virap, Armenia

Armenia il “paese delle pietre urlanti”, come l’ha definita il poeta russo Osip Mandel’stam. Lungo la Via della Seta, alla scoperta del Caucaso nel “Nairi”, il paese dei fiumi così chiamato dai Greci già 3000 anni fa, attraverso un altopiano maestoso dominato dal biblico Monte Ararat (5.165 m) dove si è arenata l’Arca di Noè, punteggiato da monasteri millenari, verdi vallate, canyon, grotte, gole scavate da fiumi silenziosi e foreste disseminate da “khachkar” (croci di pietra intagliate), testimonianza di una profonda fede religiosa.

 

Matenadaran, Yerevan

Matenadaran, Yerevan

Distrutto dalle truppe di Tamerlano, l’Armenia è stato il primo paese ad adottare ufficialmente il Cristianesimo nel 301 a.C. Ma soprattutto un viaggio nell’anima di un popolo, ospitale e fiero della sua terra e delle sue tradizioni, che fin dall’antichità ha tramandato il proprio patrimonio culturale attraverso preziosi manoscritti, conservati nell’Istituto per i manoscritti antichi Matenadaran di Yerevan, unico al mondo.

 
Un museo all’aria aperta, con oltre 4000 monumenti e luoghi di culto sparsi su tutto il territorio, uno scrigno di tesori esaltato dai colori sorprendenti della natura che soprattutto in autunno dipinge il paesaggio di tonalità molto suggestive.
Dalla capitale Yerevan, uno dei più antichi insediamenti al mondo risalente al 782 a.C., con oltre 40 musei e gallerie d’arte, al Monastero Sevanank (IX secolo), dove lo sguardo si perde sulle vette mozzafiato che si specchiano nel lago fino alla fortezza di Garni, l’unico monumento permanente di architettura ellenistica nel Caucaso, simbolo del potere di Mitra, dio del sole, alla Cattedrale di Echmiadzin, quarta città dell’Armenia, capitale dal 184 al 340, luogo sacro per gli armeni e sede del catholicos, il capo della Chiesa apostolica armena, patrimonio dell’Umanità Unesco dal 2000.

Lago Sevan, ArmeniaCon una sosta al Lago Sevan, il “mare d’Armenia” a 1.900 m, uno dei più grandi e bei laghi di montagna del mondo. Una natura forte e avvolgente, addolcita dal sole che in Armenia splende quasi otto mesi l’anno, il luogo ideale dove praticare trekking, ciclismo, rafting, sci e alpinismo lungo pendii di origine vulcanica ricoperti da sconfinate piantagioni di albicocche, coltivate da oltre 3000 anni. Un frutto nazionale dolce e saporito ma con un nocciolo duro all’interno, forte e indivisibile, metafora del suo popolo, che neanche la diaspora ha saputo scalfire.

 

Genocidio, il 24 aprile 2015 centenario di una ferita ancora aperta
Nel 1890 nell’Impero ottomano vivevano circa 2 milioni di armeni appartenenti alla Chiesa apostolica armena, sostenuti dalla Russia nella lotta per l’indipendenza dall’Impero ottomano. Per reprimere il movimento autonomista armeno, il Governo ottomano incoraggiò sentimenti di odio anti-armeno fra i curdi, con i quali condivideva il territorio nell’Armenia storica. La tensione con i curdi e le crescenti tasse imposte dal Governo turco scatenarono la rivolta degli armeni alla quale l’esercito ottomano rispose assassinando migliaia di armeni e bruciandone i villaggi (1894). Due anni dopo un gruppo di rivoluzionari armeni occupò la banca ottomana a Istanbul. L’odio mai sopito si risvegliò nella notte del 24 aprile 1915 quando iniziò a Costantinopoli la soppressione dei cittadini armeni nel territorio dell’Impero Ottomano su ordine del Comitato Centrale del partito “Unione e Progresso”, affiliato al movimento ultranazionalista dei Giovani Turchi, fondato all’inizio del XX secolo. L’obiettivo era fondare uno stato nazionale turco, un unico enorme territorio abitato solo da turchi esteso dal Mediterraneo alla Cina. Seicentocinquanta uomini politici, giornalisti, medici, avvocati, artisti e scrittori vennero prelevati dalle loro case, torturati e massacrati. Quasi un milione e mezzo di armeni dell’Impero Ottomano fu sterminato tra la primavera del 1915 e l’autunno del 1916. Nelle “marce della morte”, che coinvolsero quasi 1.200.000 persone, migliaia di armeni morirono per fame, malattia o sfinimento. Donne e bambini furono deportati nel deserto siriano, dove morirono abbandonati.
Il popolo armeno fu così costretto a ritirarsi in una esigua parte del suo territorio, annesso dell’Unione Sovietica negli anni ‘20 e indipendente solo dal 1991, con la costituzione dell’attuale Repubblica Armena. La Turchia non ha mai riconosciuto il genocidio. Ancora in vigore la legge del 1927 che vieta l’ingresso degli armeni in Turchia.

Una petizione per non dimenticare
L’Associazione “Remember 24 april 1915” ha lanciato una petizione online (www.remember24april1915.eu) per ricordare e non dimenticare il genocidio armeno.

Bibliografia
Gli armeni 1915-1916: Il Genocidio dimenticato di Yves Ternon (Rizzoli, 2003).
Pietre sul cuore di Alice Tachdjian (Sperling & Kupfer Editori, 2003), diario di Varvar, una bambina di 6 anni scampata al genocidio degli armeni.

 

interno Museo del Genocidio, Yerevan

interno Museo del Genocidio, Yerevan

Da visitare a Yerevan: Museo e Monumento del Genocidio degli Armeni (“Mets Yeghern”, “Il Grande Male”), dedicato al milione e mezzo di cittadini armeni vittime della campagna genocida ottomana dal 1915 al 1923, con un approfondimento sulle conseguenze politiche e sullo stato attuale dei rapporti tra Armenia e Turchia.

 

 
ArmeniaQuando andare: da marzo/aprile a novembre.
Documenti: passaporto con validità residua di almeno 6 mesi dalla data della partenza.
Viaggio dall’Italia: “I Viaggi di Maurizio Levi”, www.viaggilevi.com, tel 02 3493 4528, specializzato in viaggi culturali ed etnografici di scoperta.
Ente ufficiale del turismo armeno: www.armeniainfo.am

 

 

 

Ambasciata della Repubblica di Armenia in Italia: http://italy.mfa.am/it/
Vaccinazioni: non necessarie.
Parole utili: barev dzez (ciao), genats (alla salute), vonz es? (come stai?), lav em (sto bene), khndrum em (per favore, prego), sovats em (ho fame), gnazink (andiamo, via!), uzum em (voglio).
Fuso orario: + 3 ore rispetto all’Italia.
Valuta: Dram armeno (AMD
Lingua ufficiale: l’Armeno è una lingua di derivazione indoeuropea con un alfabeto proprio. Si parlano anche russo e inglese nelle principali città.
Altezza massima: Monte Aragats (4090 m)
Profondità massima: Debed canyon (- 380 m)
Etnie: Armeni (93%), Russi, Yezidis, Curdi, Assiri, Greci, Ucraini, Ebrei (7%)

Festival ed eventi: molti festival celebrano la cultura, il teatro, il folklore e l’enogastronomia, soprattutto a Yerevan durante l’estate: Parliament for the people (concerto presso l’Assemblea Nazionale della Repubblica d’Armenia), Kenats (festival enogastronomico e musicale in settembre), Golden Apricot Film Festival (Festival di cinema internazionale in luglio). Numerosi concerti di musica classica, pop, jazz e rock si svolgono durante tutto l’anno e oltre venti gallerie d’arte di Yerevan ospitano mostre permanenti e temporanee durante tutto l’anno. Nei colorati e pittoreschi mercati si acquistano prodotti locali d’arte e artigianato ogni weekend in centro a Yerevan.

 

Copertina Armenia, Peregrinando lungo le vie della SetaDa leggere prima di partire: Armenia, Peregrinando lungo le vie della Seta (Autore Nilo Marocchino, Fusta Editore, www.fustaeditore.it).
Cinquecento chilometri a piedi all’ombra del monte Ararat, la Gerusalemme sognata dagli armeni. Un pellegrinaggio alla scoperta dei monasteri e dei caravanserragli della nazione che nel 301 fu la prima a dichiararsi cristiana.Venti giorni indimenticabili sulla “Via della seta”, tra pascoli, deserti, montagne e pianure sconfinati, sulle tracce di una cultura millenaria sopravvissuta al tragico genocidio armeno del 1915 per mano dei turchi musulmani. Da Yerevan a Yerevan, un gigantesco viaggio ad anello nei luoghi dell’anima, per ritornare alle origini e scoprire il valore e il prezzo della nostra identità.

 

 
Monasteri, i tesori dell’Armenia
Alcuni dei più significativi monasteri dell’Armenia sono raggiungibili in giornata dalla capitale Yerevan. Echmiadzin, quarta città dell’Armenia, fu capitale dal 184 al 340, luogo sacro per gli armeni e sede del catholicos, il capo della Chiesa apostolica armena. Patrimonio dell’Umanità Unesco dal 2000, il complesso patriarcale di S. Echmiadzin (discesa dell’Unigenito), a 20 km a ovest di Yerevan, nella città di Vagharshapat, fondata nel IV o III secolo a.C., nell’attuale provincia di Armavir. Considerata il cuore spirituale dell’Armenia, la cattedrale, il più importante luogo di culto ortodosso fondato dove precedentemente sorgeva un tempio pagano, fu edificata da San Gregorio Illuminatore nel 301-303, quando l’Armenia era l’unica nazione del mondo a riconoscere il Cristianesimo come religione di stato.

 
Zvartnots, ArmeniaIl Sito Archeologico di Zvartnots (in armeno “Angelo del cielo”), a ovest della città di Echmiadzin nella provincia di Armavir, conserva i resti della maestosa Cattedrale di San Gregorio edificata fra il 643 e il 652 dal Katholikos Nerses III, detto il costruttore. Qui spostò la Santa Sede, costruendo la Sede patriarcale nel luogo dove avvenne l’incontro fra il re Tiridates III e San Gregorio Illuminatore. Distrutto dal terremoto che colpì l’Armenia nel 930, il sito emerse dagli scavi nel 1900. Ancora visibili gli stupendi affreschi; la cattedrale presenta una pianta a croce greca a tre navate, mentre l’esterno è un poligono a trentadue facce. Il Sito Archeologico di Zvartnots è inserito nei Patrimoni dell’Umanità dell’Unesco.
A 22 km da Yerevan, la chiesa Tsiranavar (Arancione), edificata tra il V e il VI secolo, e la chiesa Karmaravor (Rossa), risalente al VII secolo, sono i tesori architettonici di questa regione in cui si erge solitario e maestoso il Monte Aragats (4090 m). Sulle sue pendici, a 2300 metri, si ammira Amberd, fortezza/chiesa costruita nell’XI secolo.
A 30 Km a sud dalla capitale, nella località di Artashat, sorge il Monastero Khor Vyrap (“Abisso Profondo”), a picco su una roccia, la fotografia forse più scattata del paese. Khor Virap fu costruito ad Artashat durante il regno degli Arshakidi, dove sorgeva un carcere per i condannati. Da qui si ammira una veduta mozzafiato del biblico Monte Ararat dalla collina distante 500 m dalla Turchia, confine naturale con tre stati (Turchia, Iran e l’enclave di Nakhijevan sotto la giurisdizione dell’Azerbaijan).
Monastero di Noravank (“Monastero nuovo”), risalente al VII-XIII-XIV secolo, importante sede monastica dell’Armenia, dove sono conservati i capolavori architettonici, scultorei e ornamentali realizzati dai maggiori maestri del periodo, Siranness e Momik, in posizione spettacolare sulla cima di un precipizio. Considerato il pulpito dei vescovi Syunik, la chiesa principale di San Karapet risale al 1227 mentre, nel lato sud, sorge una chiesa-sepolcro a due piani costruita nel 1339.
Monastero di Saghmosavank (“Monastero dei Salmi”), risalente al XIII secolo, ubicato a 5 km a nord di Hovhannavank, nel villaggio di Saghmosavan, sulla riva destra del fiume Kassakh. La chiesa principale del complesso (Surb Sion) fu eretta nel 1215 dal principe Vace Vaciutyan nei luoghi del pellegrinaggio dei primi cristiani.
Il Complesso monastico di Tatev (VIII-XII secolo) è arroccato su una fortificazione naturale, ai margini della gola del Vorotan, sopra l’omonimo paese a 316 chilometri da Yerevan. Il monastero fu fondato nel IX secolo dove sorgeva un antichissimo tabernacolo.
Nel Lago Sevan il Monastero di Hayravank (“Monastero dei Padri”) risale al IX secolo, sul lato ovest del lago Sevan (2000 m), uno dei laghi più alti ed estesi dell’Eurasia, il “mare d’Armenia”, 50 km a nord-est di Yerevan, meta estiva del turismo degli armeni raggiungibile anche con un treno giornaliero. Gli armeni lo considerano sacro e, poiché il lago ricoperto dai cadaveri degli arabi appariva nero,  lo chiamarono Sevan (Sev in armeno significa “nero”). Lo sfruttamento del fiume Razdan, affluente del lago, come fonte di energia idroelettrica e per l’irrigazione, e il conseguente abbassamento del livello dell’acqua, hanno favorito l’affioramento di splendidi forti e opere artistiche risalenti ad oltre 2000 anni fa.
Nell’incantevole cornice del Lago Sevan, si visita al Monastero di Surb Astvatsatsin (“S.Genitrice di Dio”), risalente al IX secolo e di Srbots Arakelots (“SS. Apostoli” ), costruito nel IX secolo.
Il Complesso monastico di Hagpat (X-XIII ss.) è il primo dell’Armenia ad essere incluso, nel 1996, nell’elenco del Patrimonio Culturale dell’Unesco. Quasi al confine con la Georgia, nel nord del Paese nella valle del fiume Debed, fu costruito tra l’inizio del X secolo e la metà dell’XI e considerato uno dei principali monasteri fortificati della regione, con alcuni tra i più antichi altorilievi raffiguranti una crocifissione con angeli ed apostoli.
Merita una sosta la Fortezza di Amberd (VII-X secolo), situata a 2.300 m, a sud del monte Aragats, vicino al villaggio Buyrakan, tra le profonde incisioni alla confluenza dei fiumi Amberd e Arkhashian, affluenti del Kasakh.

 

Tempio ellenistico di Mitra, ArmeniaIl Tempio ellenistico di Mitra, Parco Nazionale di Khosrov (gola di Garni), risale al I secolo d.C. è situato a 32 km a sud-est di Yerevan, nella Regione di Kotayk, il tempio fu edificato nel I secolo d.C. dal re Tiridate I di Armenia e la costruzione fu finanziata grazie al denaro che il re armeno ricevette dall’imperatore Nerone durante la sua visita a Roma. Fra i più suggestivi del Medio Oriente, è l’unico esempio di tempio dell’Architettura Ellenistica nel territorio dell’Armenia attuale e del Caucaso, incastonato nella suggestiva Gola di Garni che ne risalta il fascino.

 

Cucina armena
cucina armenaLa cucina armena è colorata e speziata, non necessariamente piccante, con ingredienti freschi e poco grassi, esaltati da un caleidoscopio di erbe fresche, tra cui curcuma, coriandolo, zafferano, cardamomo e l’aneto, un basilico rossastro endemico. I khorovats, gli spiedini di agnello o carni miste costituiscono il piatto nazionale ma non manca il pesce che, vista la lontananza dal mare, è in genere di acqua dolce, come l’ishkhan khoravats, la gustosa trota del Lago di Sevan, cucinata alla brace, dopo esser stata precedentemente saltata in padella con del burro, e cosparsa, a fine cottura, di fettine di limone, dragoncello e chicchi di melograno.

“Khoravats” (barbecue) riassume l’idea del pranzo armeno: la carne di maiale è in assoluto la più diffusa, ma sono gustosi anche il pastermà/bastermà, un filetto di manzo affumicato e speziato, il kashlama, agnello bollito e il pollo, consumato con il riso yeghindz, noto come pilav, uno degli ingredienti base per i dolmà, involtini in foglie di vite o verza. Su ogni tavola non manca mai il matzun, lo yogurt spesso prodotto in casa, spalmato su molte pietanze e zuppe, quali la bozbash, di agnello o montone. I Khinkali, la tipica pasta armena, sono i giganteschi tortelloni ripieni con carni tritate con spezie e cipolla mentre i Kyufta sono polpette tonde di carne di agnello e di montone, ma anche di pollo, tritate e mescolate con erbe varie, immancabili le cipolle, con il ripieno del lardo o uovo sodo, e cucinate fritte o cotte alla brace. Con i ceci vengono preparati i famosi topik, fagottini vegetali. Molto diffuso anche il kebab, ripieno di carne di agnello macinata. Ottimo il formaggio di capra, autoctona delle aree pedemontane delle regioni di Aragatsotn e Kotayk, interrato anche per otto mesi in recipienti di terracotta sigillati con cera d’api. Abbondante la frutta, che cresce rigogliosa: oltre all’albicocca, portata dall’Armenia all’inizio del IV secolo a.C. da Alessandro il Grande fino alla Grecia, prugne, ciliegie e melograni. Anche l’acqua minerale locale, “Noy”, la più diffusa, rende omaggio al biblico conduttore dell’Arca. La birra locale Areni è eccellente mentre a fine pranzo si sorseggia il brandy amato da Churchill, distillato a Yerevan, e non ancora esportato, nella Yerevan Brandy Company, che offre visite guidate e degustazioni. La bevanda preferita dagli armeni è il soorch, il caffè armeno, dal sapore molto forte.

Mercato coperto da visitare: Pag Shuka a Yerevan, dove assaggiare frutta, verdura, spezie e altri prodotti tipici della cucina armena.
Libri sulla cucina armena:Anoush Linì! Ricette e tradizioni della cucina armena” (Trenta Editore, 2013), della scrittrice armena Verjin Manoukian, con 160 ricette tipiche della tradizione e “La cucina d’Armenia. Viaggio nella cultura culinaria di un popolo” (Editore Ponte alle Grazie, collana Il lettore goloso, 2009, 271 pagine, € 18,60) di Sonya Orfalian. Un volume monumentale in cui sono custodite, insieme alle oltre centotrenta preparazioni, le radici e le ramificazioni di una cultura millenaria tanto più meritevole di essere catalogata e raccontata in quanto offesa, misconosciuta e strappata dalla sua terra d’origine. Ecco allora, chiamati per nome e pronti per essere sperimentati e gustati, gli ingredienti e i piatti della tradizione, accompagnati dalla ricostruzione della vita quotidiana in terra d’Armenia con luoghi, usi, proverbi, leggende e ricorrenze religiose e civili, in un repertorio in cui il piglio rigoroso della studiosa si stempera nei ricordi, richiamando luoghi e figure di familiari e amici, mescolandosi al peso dolce e amaro di un’eredità da onorare.

 

 

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