"Chi viaggia senza incontrare “l’altro”, non viaggia, si sposta”.
Alexandra David Neel

Isole Dahlak, il deserto che affiora dal Mar Rosso

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Eritrea, donna

Eritrea, particolare. Foto di Giulio Badini

di Giulio Badini – Oltre 200 tra isole e isolette al largo della città portuale di Massawa, in Eritrea, un tratto di deserto affiorante dalle acque del Mar Rosso. Visitabili da novembre a marzo, la maggior parte sono soltanto minuscoli banchi corallini fossili aridi e spogli, alti pochi metri e inferiori al chilometro quadrato, senza nome e con belle spiagge coralline deserte, luogo ideale di nidificazione per tartarughe e per milioni di uccelli, senza approdi, basse e piatte, zattere di madrepore aride e totalmente prive d’acqua, torride e con scarsissima vegetazione, disabitate da sempre. Solo quattro sono abitate da pescatori che vivono in miseri villaggi e solo qualcuna presenta una struttura vulcanica, con modesti rilievi. L’isola maggiore è Dahlak Kebir, grande cinque volte l’Elba, e ospita l’unico albergo.

Spiagge Eritrea, Mar Rosso

Mar Rosso, spiagge Eritrea

Abitata da sempre da popolazioni arabe per la presenza di acqua, raccolta in 365 cisterne, offre un po’ di vegetazione, capre e dromedari al pascolo, diversi villaggi, un cimitero storico musulmano e i resti di un penitenziario italiano; fu base aerea e navale etiope e russa durante la guerra etiope-eritrea. La povertà ambientale delle isole contrasta con la straordinaria ricchezza marina, formata da reef corallini e scogliere di madrepore poco profondi e intatti, con tremila specie viventi, 350 di coralli e oltre mille di pesci diversi coloratissimi, un quinto dei quali endemici, da delfini, razze e mante a squali fino ai rarissimi dugonghi, le sirene del mito, a formare il più incredibile degli acquari naturali. La guerra prima e la mancanza di strutture turistiche ricettive ora ne fa uno dei tratti più integri ed incontaminati di tutto il Mar Rosso, con enorme beneficio per la fauna marina. Un vero paradiso sub, dove già nel 1952 Folco Quilici girò il lungometraggio Sesto Continente, tuttavia destinato a durare come tale ancora per poco, perché gli appetiti turistici non tarderanno a scoprirlo. Infine il curioso e suggestivo fenomeno della bioluminescenza, caratteristico di questo arcipelago. Dal tramonto all’alba ogni cosa immersa nel mare diventa debolmente luminosa, quasi fosforescente; si tratta di un singolare processo bioelettrico prodotto da miliardi di microrganismi planctonici trascinati dalla corrente: fare un bagno di notte regala l’incredibile sensazione di immergersi in un oceano di diamanti.

Porto di Massawa, Eritrea

Porto di Massawa, Eritrea

Non sono in molti a concepire l’Eritrea come meta turistica. Colpa anche di una scarsa conoscenza del paese e delle sue molteplici valenze, anche turistiche, ingiustificata nei confronti di una nazione che per oltre mezzo secolo è stata la prima e la più importante colonia italiana e che ancora oggi mantiene le maggiori testimonianze della nostra presenza, ma soprattutto della trentennale eroica e sanguinosa guerra di liberazione dall’Etiopia che l’ha resa inaccessibile per lungo tempo, con uno strascico di tensioni di confine ancora perdurante e che solo la presenza di truppe Onu evita di trasformare in un nuovo conflitto. Un vero peccato perché l’Eritrea, grande un terzo dell’Italia e stato autonomo soltanto dal 1993, si snoda lungo un’estrema varietà geografica, ambientale e climatica, capace di spaziare dall’infuocato deserto di lava e di sale della Dancalia, uno dei luoghi più caldi e inospitali del pianeta ma ricchissimo di peculiarità geologiche e etnografiche, alla fresca eterna primavera degli altopiani dell’acrocoro centrale con le sue caratteristiche montagne piatte, le ambe, dall’arida steppa alle foreste di tipo alpino, dalle coste occidentali del Mar Rosso esuberanti di vita subacquea fino a montagne alte oltre 2.500 metri. Alla varietà ambientale corrisponde una notevole ricchezza etnografica, con ben nove diverse etnie, ciascuna con propria lingua, religione, costumi, cucina e tradizioni, capaci di convivere da secoli fianco a fianco in buona armonia ed estrema tolleranza. E che dire poi degli 8 mila siti archeologici censiti, anche se parecchi ancora da scavare, dove si spazia dalla preistoria alla civiltà axumita ed ai monasteri copti con i loro tesori d’arte nascosti tra le montagne. Due apprezzabili perle sono costituite dalle principali città: la capitale Asmara, elegante e tranquilla fondata nel 1889 dagli italiani sull’altopiano a 2.300 m, che conserva nell’architettura, nella toponomastica e nelle abitudini una chiara impronta coloniale italiana, tanto da sembrare il set di un film di Fellini, e la torrida città portuale di Massawa, dalla netta impronta arabo-moresca per la facilità di approdo dalla penisola arabica, i cui bei monumenti arabi, turchi e italiani purtroppo sistematicamente distrutti dai bombardamenti etiopi e russi. Straordinaria per il panorama e per il percorso la strada che collega queste due città, capace di superare in 115 km un dislivello di 2.300 m con arditissime soluzioni di ingegneria; lo stesso dicasi per la ferrovia a vapore a scartamento ridotto, ancora funzionante con il materiale rotabile italiano, capace di regalare emozioni e sensazioni d’altri tempi.

Con “I Viaggi di Maurizio Levi” (tel. 02 3493 4528, www.viaggilevi.com), tra i pochissimi a proporre nel catalogo “Alla scoperta dell’insolito” un viaggio di 9 giorni in Eritrea, che prevede la visita di Asmara e Massawa e 4 giorni di navigazione nell’arcipelago delle Dahlak. Partenze mensili per piccoli gruppi con voli di linea da Milano e Roma da novembre a marzo 2014, pernottamenti in alberghi, barca e tenda, accompagnatore italiano, quote da 1.780 euro con pensione completa.

Cosa vedere a Massawa: una città il cui fascino è stato influenzato nei secoli passati da portoghesi, arabi, turchi, egiziani, inglesi, italiani e, soprattutto, dagli eritrei stessi. Le due attraenti isole madreporiche che formano Massawa si chiamano Taulud e Massawa, entrambe collegate alla terraferma tramite dighe. Appena si raggiunge l’isola di Taulud, il primo incontro lo si fa con il monumento a un gruppo di carri armati minacciosi che paiono in procinto di ripartire. Poi, raggiunto il secondo ponte, appare la cupola sventrata di quello che fu il Palazzo imperiale. Anche sull’isola di Mitsiwa o Batsi, come era chiamata in passato, molti edifici mostrano ancora i segni dei bombardamenti aerei e dei colpi sparati dall’artiglieria etiope nel corso della guerra di liberazione, tra il 1990 e il 1991. Ma appena superato il primo sgomento, si riesce ad apprezzare l’architettura delle case turche, vero catalogo di ogni forma possibile di finestra ad arco, architravi e balconi. Sull’isola di Massawa infatti si trova la parte più vecchia della città, i cui edifici sono costruiti con corallo bianco e rosa. Gli italiani occuparono Massawa pacificamente il 5 Febbraio 1885, con un corpo di spedizione di 1500 bersaglieri agli ordini del colonnello Tancredi Saletta. Da allora Massawa ha avuto una vita molto travagliata: da porto più importante della costa africana del Mar Rosso agli anni bui dei bombardamenti durante la guerra con l’Etiopia, per ricominciare infine in questi ultimi anni una lenta risalita verso la pace e lo sviluppo.

DA SAPERE PRIMA DI PARTIRE

Capitale: Asmara.

Visti d’ingresso: da richiedere all’Ambasciata di Eritrea in Italia (tel. 06 4274 1293, Roma). Passaporto con validità di almeno sei mesi. Valuta: nafka (nfa). Non esistono sportelli bancomat in Eritrea.

Primo insediamento umano nella Valle di Barka nell’8000 a.C.

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