"Chi viaggia senza incontrare “l’altro”, non viaggia, si sposta”.
Alexandra David Neel

Baja California, balene e antiche missioni

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balene, Baja CaliforniaOgni inverno un numero di balene grigie stimato fra i 18.000 e i 24.000 esemplari migra dall’Alaska verso le lagune messicane del Pacifico, ricche di plancton e molluschi.

Durante lo stupefacente viaggio lungo oltre 8000 km un numero imprecisato si ferma nelle acque calde e protette della Baja California, per dare alla luce i balenotteri e continuare la magia del ciclo riproduttivo. Da metà gennaio a fine aprile esperti “lancheros” al timone di rapide imbarcazioni fuoribordo navigano nella laguna incontaminata di San Ignacio, dichiarata dal Governo Federale “Rifugio naturale delle balene grigie”, dove i grandi cetacei, sentendosi protetti, non temono l’uomo e spesso si avvicinano tanto da farsi accarezzare.
Vedere inabissarsi nell’oceano questi pacifici giganti marini, ammirarli nei loro sinuosi movimenti, è una delle emozioni più forti che si possano provare. Vale da sola il viaggio.
Delle dieci specie di misticeti (con fanoni) sopravvissute, sulle quaranta riconosciute dagli scienzati, nel Golfo della California se ne trovano otto, la maggior concentrazione del globo.
La balena grigia (Escherichitus gibbosus), inclusa nella famiglia degli Escittidi (dei tre gruppi esistenti quello di Baja California è l’unico rimasto), si distingue per una stazza dalle 24 alle 26 tonnellate, una lunghezza di 13-15 metri, una testa triangolare e una pinna dorsale appena abbozzata. Lungo il dorso sono presenti 6 – 10 gibbosità dalla forma irregolare che corrono sino alla pinna caudale.

 

Curiose e intelligenti, le balene sono mammiferi i cui antenati tornarono all’acqua milioni di anni fa, mantenendo i polmoni sviluppati sulla terra ma adattandosi perfettamente alla vita marina, nutrendosi di krill (crostacei e larve di plancton) e pesciolini che filtrano attraverso le placche cornee attaccate alla mandibola superiore. Nelle stesse acque giunse per la prima volta il condottiero spagnolo Hernàn Cortés nel 1533, scoprendo una penisola arida e desertica, la Baja California, un lembo isolato e frastagliato di deserto e montagne, lungo 1280 km ma largo appena 193 nel punto di massima ampiezza a ridosso del confine con gli Stati Uniti.
spiagge Baja CaliforniaDi una bellezza selvaggia e indescrivibile, si protende nell’Oceano Pacifico come prolungamento della California americana ma parallela al Messico a cui appartiene. Dall’incontro del mare col deserto nasce un paesaggio straordinario: bianche spiagge, alte scogliere, foreste di cactus e vecchie missioni abbandonate, “un’atmosfera onirica che pervade l’intera regione”, come scrisse John Steinbeck nel suo “The Log from the Sea of Cortez”(1940).

Separato dal Messico dal Mare di Cortés, il Golfo di California, formatosi circa 5,3 milioni di anni fa dando così sfogo nell’oceano al fiume Colorado, è un ecosistema unico, dichiarato Patrimonio dell’umanità dell’Unesco per la straordinaria ricchezza delle specie faunistiche, fra cui 4.500 specie di invertebrati marini, 181 specie di uccelli, 695 varietà di piante, 28 delle quali endemiche, adattatesi nel corso dei millenni ad un’incredibile varietà di paesaggi. Endemico della Baja California è il cirio (idria columnaris), chiamato anche boojum, una specie di carota gigante. Un altro albero caratteristico anche se non endemico, con tronco multiplo sproporzionatamente voluminoso in relazione all’altezza, di colore chiaro, è l’albero elefante, di cui esistono due famiglie, il copalquin (pachycormus discolor) e il torote (bursera), e diverse specie.
Fino al 1974 furono soprattutto esploratori e pescatori a percorrere le strade polverose e malconce verso il sud della penisola. Poi la svolta decisiva.

Fu completata la “carretera transpeninsular Mexico 1“, la prima e unica strada asfaltata che percorre l’intera penisola da Tijuana a Cabo San Lucas per una lunghezza di 1704 km zigzagando dal Pacifico al Mare di Cortéz.

Baja CaliforniaA sud della penisola, la capitale La Paz è adagiata in fondo ad una baia a forma di “C”, rimasta nei decenni una città marittima dai ritmi dettati dal fermento del porto, esplorata fugacemente nel XVI secolo dagli spagnoli.

Dalla capitale si salpa verso l’isola Espiritu Santo (Parco Naturale), lunga 22,5 km. La costa est è caratterizzata da imponenti scogliere rocciose rosse intercalate ad antiche colate laviche nere mentre nella punta nord, presso la scogliera de Los Islotes, si nuota nelle acque cristalline in compagnia della colonia di leoni marini che vi risiede tutto l’anno. Da La Paz si guida in fuoristrada verso Loreto addentrandosi in un ripido canyon, fino al cuore della Sierra de la Giganta dove i gesuiti costruirono nel 1699 la missione di San Javier, un gioiello architettonico a 200 metri d’altezza. In stile morescheggiante con le finestre a mosaico e l’altare ligneo del XVIII secolo rivestito in foglia d’oro, fu edificata in una vallata profonda, in netto contrasto con le capanne in mattoni crudi dal tetto di paglia. Da Loreto si prosegue verso nord per Santa Rosalìa lungo una strada asfaltata che si snoda nel deserto disseminato di cactus e poi costeggia Bahìa Concepciòn con innumerevoli insenature di incredibile bellezza e stupefacenti colori, fino all’oasi di Mulegè e al suo corto fiume (“arroyo”) che scorre tra migliaia di palme da dattero. I botanici hanno identificato più di 100 varietà di cactus e tre quarti di questi sono endemici, particolarmente adatti al clima asciutto del deserto in quanto privi di foglie e in grado di accumulare acqua nel tronco in occasione delle rare piogge. I cactus della Baja hanno le più varie forme e dimensioni: dai giganteschi cardòn, che possono raggiungere un’altezza di 20 metri ai cactus inusuali quali le canne d’organo, il pitahaya, la cholla. Comuni anche le agavi (famiglia agavaceae) e la yucca (famiglia liliaceae).
cactus Baja CaliforniaLontano dalle strade asfaltate, linci, leoni di montagna, bighorn e cervi dalla coda bianca vagano indisturbati. Dopo aver visitato una sobria missione si prosegue fino a Santa Rosalìa, fondata da un’impresa tedesca di estrazione del rame nel tardo XIX e attraversata da pittoresche stradine della vecchia colonia francese delimitate da caratteristiche case in legno in stile coloniale. Dopo aver attraversato l’arida zona vulcanica di Las Virgenes, si lascia la strada asfaltata per entrare nel deserto del Vizcaino, attraverso panorami mozzafiato, fino al villaggio di San Francisco. Caricate le bestie da soma si prosegue a dorso di mulo fino al ciglio del canyon di Santa Teresa (circa 40 minuti), dove inizia la spettacolare discesa fino al fondo della vallata (circa 2 ore) e successivamente al campo base, nell’oasi di El Cacarizo, completamente immerso nella vegetazione, in un silenzio irreale tra alte pareti di roccia (1,30 ore.).

 

pitture rupestri, Baja CaliforniaA piedi si raggiungono le spettacolari pitture rupestri della Sierra di San Francisco, scoperte dal missionario gesuita Francisco Javier nel XVIII secolo e dichiarate Patrimonio dell’Umanità dell’Unesco nel 1993, disegnate 5000 anni fa secondo le rilevazioni al carbonio nel sito della Cueva del Raton. L’accesso alle pitture è reso difficoltoso dall’isolamento del luogo che l’ha preservato dai vandalismi. I gesuiti le scoprirono già nel XVII secolo; i Cochimi, gli indigeni convertiti, le attribuivano ai “giganti del nord”. In realtà raccontano la vita quotidiana delle etnie Cochimi o Guachimi che abitavano la penisola.
I dipinti hanno un importante significato religioso. Altri disegni raffigurano armi ed animali quali conigli, puma, linci, cervi, pecore, balene, tartarughe, sardine, polipi, aquile e pellicani; vi sono anche elementi astratti di varie forme. Di difficile datazione, si reputa siano stati eseguiti tra il 1100 a.C. ed il 1300 d.C.. A piedi si esplorano cinque tra le caverne più belle, sulle cui pareti sono sovrapposte innumerevoli figure umane e di animali di più di due metri: La Pintada, La Flecha, La Soledad, Cueva de La Música e La Boca de San Julio (2,30 ore). In fuoristrada si prosegue verso San Ignacio, la seconda oasi della zona dotata di sorgenti proprie, sede di una tra le più belle missioni del secolo XVIII che si affaccia su una caratteristica piazza. Costeggiando il Pacifico si percorre  una pista sterrata che scende sulla costa in un ambiente desertico fino all’accampamento, sede temporale di un gruppo di biologi provenienti da diverse parti del mondo che tutti gli anni si riuniscono per studiare la Balena Grigia. Poco lontano si scorge un lago di sale completamente bianco, avvolto dalle montagne scure e da qui si segue il percorso della Baja 1000, la leggendaria corsa fuoristrada che tutti gli anni attraversa l’intera penisola da nord a sud. Percorrendo piste tra i miraggi e le sterminate distese dei “salitrales” (laghi salati), attraverso isolati insediamenti di pescatori, si giunge alla splendida Bahìa San Juanico fino all’oasi di La Purisima e Bahìa Magdalena, la seconda tappa per l’osservazione della balena grigia. A bordo di imbarcazioni a motore si naviga nello svariato ecosistema, popolato da leoni marini, delfini, cormorani, pellicani e falchi pescatori che affollano isolotti ai margini di distese di mangrovie fino all’isola Magdalena, abitata da poche decine di pescatori, per ammirare la maestosa distesa di bianche dune che si perdono nelle onde blu dell’oceano adornate da conchiglie di rara bellezza.

 

viaggio Baja CaliforniaCome arrivare: voli Air France.
Viaggio dall’Italia: con “I Viaggi di Maurizio Levi” (Tel 02 3493 4528, info@viaggilevi.com, www.viaggilevi.com). Si viaggia con automezzo fuoristrada americano tipo Chevrolet Suburban + una jeep Patriot da 8 a 10 partecipanti; due Chevrolet Suburban.
Quando andare: da dicembre ad aprile
Periodo di riproduzione delle balene grigie: i mesi di presenza delle balene nella laguna di San Ignacio e nella Bahia Magdalena sono da metà Gennaio a fine Aprile.
Disposizioni sanitarie: nessuna vaccinazione obbligatoria.

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