"Chi viaggia senza incontrare “l’altro”, non viaggia, si sposta”.
Alexandra David Neel

Karakum, nel deserto del Turkmenistan

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Canyon di Yangikala, Turkmenistan

Canyon di Yangikala, Turkmenistan

di Giulio Badini – Il Karakum, grande una volta e mezzo l’Italia, rappresenta il deserto più caldo dell’Asia centrale, con scarsa vegetazione e poche oasi, dune mobili e barcane spinte dai venti, piane di sale e zone calanchive d’argilla erose in forme assai suggestive. In lontane epoche geologiche, al suo posto si estendeva, infatti, il maggior lago pluviale del pianeta, grande quasi quattro volte l’Italia e comprendente anche gli attuali Caspio e Aral. Il Turkmenistan, da sempre crocevia di transito per persone e merci tra il nord e il sud del continente e tra Asia e Mediterraneo, ha ospitato importanti insediamenti urbani, fiorenti civiltà e nodi carovanieri lungo la Via della Seta, la principale arteria commerciale del passato.

Non a caso il sito archeologico di Anan ha restituito alcune delle più antiche testimonianze sulla coltivazione di cereali. Anche tralasciando le 2.500 orme di dinosauri vecchie di 155 milioni di anni, presenti nella riserva naturale di Kugitang, la sua storia parte da molto lontano, quando attorno al V-VII millennio compaiono tribù nomadi turkmene di allevatori di cavalli, gli stessi splendidi animali dalle sfumature dorate antesignani dei moderni purosangue ancora adorati nel paese. Poi fu la volta dei Persiani achemenidi, vinti da Alessandro Magno, del regno partico, feroce nemico di Roma, dei Persiani sasanidi, degli Eftaliti che vi introdussero il cristianesimo nestoriano, degli Arabi e dei Turchi selgiuchidi, dei Mongoli di Gengis Khan e di Tamerlano, dei khanati uzbechi e infine della Russia zarista e poi dell’Unione Sovietica. Nel 1991 arriva l’indipendenza ma Niyazow, al potere dal 1985 come segretario del partito comunista, con abile mossa si trasforma in Turkmenbashi, padre dei turkmeni, concentrando tutti i poteri e molte ricchezze in una efferata dittatura dove a primeggiare è soltanto il culto per la personalità del capo assoluto, a discapito di un popolo povero e ospitale, rimasto nomade nello spirito.

Yangikala in fuoristrada, Turkemistan

Yangikala in fuoristrada, Turkmenistan

Dalla capitale Ashgabat al canyon di Yangykata
Seppur arido, questo vasto paese con significative radici nella storia ha parecchio da offrire ai rari e intrepidi visitatori. La capitale Ashgabat, ai piedi delle montagne meridionali, fu fondata nel 1881 dai russi e distrutta dal terremoto nel 1948; oggi esibisce uno sfacciato museo autocelebrativo del regime, tutta palazzi e monumenti di marmo, statue dorate, cupole scintillanti e fontane scroscianti; meritano una visita il museo del tappeto, con il maggior esemplare al mondo, e il bazar dove incontrare le persone in abito tradizionale, gli uomini con tuniche a strisce rosse e gialle, sciarpe ricamate e cappello di pelle di pecora, le donne con sciarpe colorate in testa e abiti lunghi fino ai piedi. Sul mar Caspio, ricco di petrolio, gas e fosfati, nonché di storioni e caviale, da non perdere la gola di Yangykata, un canyon lungo 25 km dalle pareti multicolori. Konye Urgench, sito Unesco nel nord, è stata un’importante oasi di civiltà e uno dei maggiori centri commerciali in epoca medievale come capitale della Corasmia, conquistata da Gengis Khan e poi distrutta da Tamerlano, quando era il più occidentale dei khanati mongoli; vi rimangono i resti di un gran numero di moschee, minareti, madrasse, biblioteche e bazar. Nel Karakum il grande cratere di gas naturale di Darwaza brucia e illumina le notti spettrali del deserto. Gonur Depe era un primario centro agricolo già 9.000 anni or sono e in età del bronzo diede vita ad una fiorente civiltà dove era in voga una bevanda inebriante a base di semi di papavero, canapa ed efedrina; fu patria di Zoroastro e culla dello zoroastrismo, la prima religione monoteista. Merv, altro sito Unesco nell’est, era una città fondata dai persiani achemenidi nel VI sec. a.C. e poi rifondata da Alessandro Magno; nell’ XI divenne la capitale dei Turchi selgiuchidi, per essere infine distrutta da Gengis Khan che vi uccise i 300 mila abitanti. All’epoca del massimo splendore, quando ispirò i racconti delle Mille e una notte, era uno dei maggiori centri dell’islam, crogiuolo di religioni e di etnie, oasi verdeggiante con palazzi, moschee e caravanserragli racchiusi da mura; distrutta più volte, venne sempre ricostruita non sopra ma di fianco, tanto che oggi presenta ben 5 nuclei urbani di epoche diverse. Infine presso Ashgabat i resti di Nissa, già nel III sec. a.C. capitale del potente regno dei Parti esteso dal Mediterraneo all’Indo, racchiusa entro mura fortificate con 43 torri, anch’essa distrutta dai mongoli.

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NOTIZIE UTILI
CAPITALE: Ashgabat
QUANDO ANDARE: in primavera (da aprile a giugno) e in autunno (da settembre a novembre).
DOCUMENTI: passaporto con validità residua di almeno tre mesi. Obbligatorio il visto d’ingresso. In Italia non sono presenti Rappresentanze diplomatiche o consolari turkmene: il visto può essere richiesto all’Ambasciata turkmena a Parigi (Rue Picot, 13 75116 Parigi; tel. +01 47550536; fax 47550568) o presso qualsiasi Rappresentanza diplomatica turkmena presente all’estero. Il rilascio del visto è subordinato alla presentazione di una lettera di invito di una agenzia turistica turkmena. E’ possibile ottenere il rilascio del visto all’aeroporto o alla frontiera, solo previo positivo completamento della procedura di invito (ad esempio, da parte di una agenzia turistica o Società presente in loco) con il rilascio dell’autorizzazione all’ingresso nel territorio turkmeno rilasciata dal “Servizio Statale per le Migrazioni del Turkmenistan”.
SICUREZZA: esistono aree del Paese (Dekhistan, Kerki, Gushgi, Saraghs, Riserva naturale di Badkhyz e di Kugitang) accessibili solamente previo rilascio di apposito permesso da parte del Ministero degli Esteri. La zona lungo il confine con l’Iran, con l’eccezione del valico di frontiera, è interdetta all’accesso. Info in tempo reale su Viaggiare Sicuri www.viaggiaresicuri.it. La Farnesina consiglia di registrare in dati relativi al viaggio che si intende effettuare in Turkmenistan nel sito www.dovesiamonelmondo.it
PATENTE DI GUIDA: accettata la patente di guida italiana se corredata dalla traduzione autenticata in lingua russa. Assicurazione auto non obbligatoria
COLLEGAMENTI AEREI: non esistono collegamenti aerei diretti con l’Italia. La capitale Ashgabat è collegata con voli regolari da Francoforte (Lufthansa) e Mosca (S7/Sibir Airlines e Turkmenistan Airlines). L’aeroporto della capitale dista dieci minuti dal centro storico della città.
AMBASCIATA: l’Ambasciata d’Italia e il Consolato Generale d’Italia a Mosca sono competenti anche per il Turkmenistan: Ambasciata d’Italia
Denezhny Pereulok, 5-121002 Mosca, Russia Tel +7 (499) 2411029, mail embitaly.mosca@esteri.it
FUSO ORARIO: +4h rispetto all’Italia, +3h quando è in vigore l’ora legale.
LINGUE: ufficiale il turkmeno, parlato anche il russo.
VALUTA: Manat. Accettati i dollari Usa e, in misura minore, l’euro.
CUCINA LOCALE: influenzata dalle tradizioni portate in Turkmenistan dai vari conquistatori avvicendati nel corso dei secoli, la cucina locale è a base di riso, verdure e carne. Piatto nazionale è il plov, pietanza formata da riso, zafferano, carne di agnello e carote accompagnata dalla surba, una minestra di legumi con carne di agnello. Il pane tradizionale, il corek, viene cotto in appositi forni ed è veramente profumato e gustoso.
Da non perdere un bicchierino di shubat, latte di cammella fermentato e l’immancabile tè.
TERRITORIO: Situato nel sud-ovest dell’Asia centrale, il Turkmenistan costituisce la più arida e la meno conosciuta e popolata delle nazioni centroasiatiche sorte nel 1991 dal dissolvimento dell’Unione Sovietica. Grande oltre una volta e mezzo l’Italia, si affaccia ad ovest sul mar Caspio, confina a nord con Kazakistan e Uzbekistan, mentre a sud e ad est imponenti montagne alte oltre 3.000 m lo separano da Iran e Afghanistan. La popolazione, composta quasi interamente da turkmeni, non arriva ai cinque milioni ma almeno due milioni vivono come emigrati in Afghanistan, Iran e Turchia; la densità, attorno a dieci, si colloca tra le più basse del continente. Dal 1991 la lingua turkmena, di derivazione turca, viene scritta con l’alfabeto latino; la religione predominante è musulmana sunnita, con influenze di sufismo e di antichi credi animistici, blandamente applicata e tollerante, tanto che si possono bere birra e vodka, retaggio della recente presenza russa. Il clima continentale, con accentuate escursioni termiche stagionali, estati torride e inverni gelidi, si distingue per scarsissime precipitazioni e lunghi periodi di siccità. Dal punto di vista geografico si tratta di un’enorme pianura arida, occupata per 2/3 al centro dal deserto del Karakum; la vita e un minimo di agricoltura (soprattutto cotone, decimo produttore al mondo) si concentrano nell’estremo nord, lungo la vallata del fiume Amur Darja, e nel sud ai piedi delle montagne. Un impulso alla coltivazione è arrivato al meridione nell’ultimo mezzo secolo dalla costruzione di un canale artificiale, lungo ben 1.370 km, che drena l’acqua dell’Amur Darja, creando però non poche tensioni con i confinanti settentrionali e una delle principali cause della scomparsa del lago Aral, una delle maggiori catastrofi ecologiche del continente.

 

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