"Chi viaggia senza incontrare “l’altro”, non viaggia, si sposta”.
Alexandra David Neel

Zanzibar, l’isola che profuma di spezie

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pescatori Zanzibar

pescatori Zanzibar,
foto Erika Cordella

Reportage – “Hakuna matata” (“senza problemi”) ripetono con un sorriso in lingua swahili gli abitanti di Zanzibar all’aeroporto, dove il nastro trasportatore dei bagagli non esiste e tutte le operazioni vengono ancora svolte lentamente a mano in un caldo soffocante. Un modo diverso di affrontare imprevisti e problemi, senza preoccupazioni e “pole pole” (“piano piano”), a cui noi europei non siamo più abituati. Ma fuori dall’aeroporto una natura forte, avvolgente, dominante e speziata, con palme che sfiorano il cielo terso, proietta all’istante in un angolo di mondo ospitale, lontano dalla frenesia e dal rumore, lambito da spiagge di sabbia bianca “effetto borotalco” e dalla bellezza inesplorata della barriera corallina.

Una perla dal fascino esotico, situata nell’Oceano Indiano a 40 km dalla Tanzania, lunga 80 km e larga circa 35, dove lo sguardo si perde attraverso sterminate e antiche piantagioni di spezie, delle quali Zanzibar deteneva il primato mondiale nello scorso secolo (primo fra tutti quello dei chiodi di garofano, poi noce moscata, cannella, pepe e zenzero). I due monsoni, uno proveniente da sud-est che soffia tra aprile e novembre e quello nord occidentale che spira tra dicembre e marzo, hanno profondamente influenzato la vita dell’isola, costringendo a lunghi soggiorni forzati mercanti e avventurieri di ogni sorta. Zanzibar assunse così sfumature imprevedibili, con un inconsueto melange dell’influenza congiunta delle culture arabe, persiane e bantu e della frenetica attività commerciale che ha legato Zanzibar al Medio Oriente e persino all’India e alla Cina. L’arcipelago è uno dei luoghi più rappresentativi della cultura swahili, la cui lingua fu a lungo quella predominante negli scambi commerciali fra Asia e Africa. Qui si vive di turismo (italiani primi in Europa per numero di ingressi) e di pescato, venduto nei ristoranti e esportato in Tanzania.

in riva all'Oceano a Zanzibar

in riva all’oceano a Zanzibar, foto Erika Cordella

Le maree influenzano la vita dell’isola, costringendo a camminare sulle spiagge anche per centinaia di metri prima di raggiungere l’Oceano. Ma la passeggiata svela l’altra fonte di ricchezza dell’isola, la raccolta delle alghe. Piccoli paletti in fila affioranti sull’acqua cristallina a 30 cm uno dall’altro, fra i quali si distinguono a occhio nudo masse scure di alghe, sono accuditi da giovani donne vestite dei colorati parei tradizionali (kanga), mamme già a quindici anni, dedite a questa coltivazione dal 1989. Trasportate a riva, le alghe vengono lasciate essiccare su stuoie per un paio di giorni. Vendute nel mercato di Stone Town, vengono esportate in Cina e nelle Filippine, dove sono utilizzate per la produzione di addensanti per cosmetica, medicina e cucina. A bordo dei “dhow”, le classiche piroghe di legno a bilanciere dell’Oceano Indiano, si naviga lungo le coste, ricche di corallo, aragoste e stelle marine, attraverso le isole dell’arcipelago, in cui si distinguono, per grandezza, Unguja (nota come Zanzibar) e Pemba, l’”isola verde” dei marinai arabi. Il nome Zanzibar (زنگبار) deriva molto probabilmente dal persiano zanj, con cui si indicavano i neri; zang-i bar significherebbe infatti “Terra dei neri”. Probabile anche la derivazione dall’arabo zanjabīl, che significa “zenzero”, una delle spezie commerciate da Zanzibar. David Livingston, celebre esploratore britannico, visse a Stone Town nel periodo in cui stava pianificando quella che sarebbe stata la sua ultima spedizione nell’entroterra della Tanzania, alla ricerca delle sorgenti del Nilo. Freddie Mercury, cantante dei Queen, nacque a Stone Town il 5 settembre 1946 con il nome Farrokh Bulsara

bambini Zanzibar

bambini a Zanzibar, foto Erika Cordella

Stone Town, da mercato degli schiavi a porto strategico
Chiamata Mji Mkongwe (città vecchia) dai locali, Stone Town è Patrimonio dell’Umanità. Porto strategico nell’Oceano Indiano, da sempre città di contrasti, nei suoi vicoli stretti si fondono culture africane, indiane, arabe ed europee. Di forte impatto, poco lontano dalla cattedrale anglicana Church of Christ, le celle, ancora visitabili, dove venivano rinchiusi gli isolani prima di essere venduti nel mercato degli schiavi, attivo fino al 1873. Affacciati sul mare l’ottocentesco Old Dispensary e la House of Wonders, l’edificio più alto dell’Africa Orientale a fine Ottocento. Perdendosi nei pittoreschi vicoli adornati da moschee, stupefacenti portali di legno intarsiato di derivazione araba e botteghe artigiane, si giunge all’Omani Fort, costruito alla fine del XVII secolo dagli arabi del sultanato di Oman, che all’epoca controllavano Zanzibar, per proteggere l’isola dagli attacchi dei portoghesi. Quando il forte venne edificato, la città di Stone Town non era ancora stata fondata e venne in seguito sviluppata proprio attorno al nucleo del forte. Oggi il porto svolge un ruolo strategico sia per l’export (legno e frutta verso la Tanzania) e conchiglie di Pemba (verso il Kenya) sia per l’import (da Dubai, in tre settimane di navigazione, auto e tutto quello che serve). Comprare casa a Stone Town costa circa 40.000 euro (anche in zona costiera), mentre affittare una camera con bagno circa 500 euro l’anno.
In barca a vela nei solitari atolli corallini dell’Oceano Indiano
Dal villaggio di pescatori di Fumba (a venti km da Stone Town) si naviga a vela con rotta sud-ovest verso solitari atolli corallini sparsi nell’Oceano Indiano. Emergono durante la bassa marea per scomparire nuovamente dopo poche ore. Menay-Bay è l’isola che non c’è, una lingua di sabbia bianca finissima che divide cielo e terra in mezzo all’Oceano Indiano (inclusa nel “Safari Blue Tour”, tel 255 777 423162, www.safariblue.net). Non di rado s’incontrano lungo la rotta due specie di delfini, l’Indo-Pacifico Humpback e il Tursiope.

tartaruga gigante, Zanzibar

tartaruga gigante, Zanzibar

A poche miglia di distanza “Prison Island” ospita un centinaio di enormi testuggini (in cattività) provenienti dall’isola di Aldabra nelle Seychelles, il secondo più grande esemplare al mondo dopo le tartarughe delle Galapagos. Disabitata fino al 1860, la piccolissima isola (circa 800 m di lunghezza e 230 m di larghezza) fu donata dal primo sultano di Zanzibar, Majid bin Said, a due mercanti di schiavi arabi, che la trasformarono in un luogo di detenzione. Un edificio ancora ben conservato testimonia la quarantena subita dagli schiavi. Le spiagge più belle di Zanzibar si trovano sulla costa orientale: all’estremo nord si ammira il tramonto più affascinante dell’intera isola a Nungwi, conosciuta anche per la costruzione dei dhow. Percorrendo una strada non asfaltata, dopo 25 chilometri si raggiunge la spiaggia di Matemwe, adornata da palme da cocco, principale pianta principale dell’isola (ne conta quattro milioni di esemplari). Isolate e fuori dalle rotte turistiche anche le spiagge di Bwejuu e Jambiani.

Consigli di viaggio

QUANDO ANDARE: da novembre a marzo. A luglio tre gli eventi di particolare interesse: Zanzibar Cultural Festival, Zanzibar International Film Festival e Mwaka Kogwa, che segna il nuovo anno shirazi.
COME ARRIVARE A ZANZIBAR: con Neos, compagnia aerea charter italiana, voli settimanali da Milano Malpensa, Roma Fiumicino e Bologna, durata del volo 7 ore e trenta, con scalo a Mombasa (al ritorno). Info www.neosair.com, da euro 365 a tratta.
VISTI: da pagare all’arrivo in aeroporto solo in dollari (50$ in entrata e 35$ in uscita). Passaporto con validità residua di almeno sei mesi.
VACCINAZIONI: non obbligatorie.
TASSA DI SOGGIORNO: euro 8 al giorno, da saldare in hotel.
GUIDA LOCALE PARLANTE ITALIANO: Omari Saidi, tel + 255 777464009, mail omari.saidi@yahoo.it
DALL’ITALIA: tour operator “I Viaggi di Atlantide”, con soggiorni mare al Waridi Beach Resort & Spa e safari in Tanzania, www.iviaggidiatlantide.it
INFO SULL’ISOLA: www.zanzibartourism.net
CAPITALE ZANZIBAR: Stone Town. Dal 1964 l’isola di Zanzibar si è unita al Tanganica costituendo la Tanzania.
CAPITALE TANZANIA: Dar es Salaam
COLLEGAMENTI ZANZIBAR/TANZANIA: Air Tanzania, ZanAir (voli giornalieri da Zanzibar per Dar es Salaam, Pemba, Arusha, Selous. Info www.zanair.com, tel + 255 2233670). Traghetti giornalieri da Stone Town per Dar es Salaam (circa 40 km, partenza ore 7, durata due ore e trenta a tratta, costo 40$ a tratta. Ultimo traghetto ore 15:30 dalla Tanzania).
SPORT ACQUATICI: diving & snorkeling, fishing. Info Zanzibar Watersports, www.zanzibarwatersports.com e Fish Zanzibar, www.fishzanzibar.com (anche nell’isola di Pemba).
DOVE MANGIARE A STONE TOWN: Archipelago, sul porto con terrazza con vista mare, ideale per un pranzo/cena informale, tel 0777 462311; dedicato a Freddie Mercury il “Mercury Restaurant”, a due passi dal molo dei traghetti, ottimo per ammirare il tramonto. (Ngome Kongwe/Old Fort, tel + 255 777413081).
NEI DINTORNI DI STONE TOWN: Jozani Forest, riserva naturale di 2.500 ettari con le rare red colobus monkeys, le Sykes monkeys, a 35 km circa a sud-est della città di Zanzibar, raggiungibile in bus o taxi. Interessante anche lo “Spice tour” (mezza giornata), alla scoperta delle varietà che hanno reso celebre l’isola.
DA LEGGERE PRIMA DI PARTIRE: Tanzania, Dal Kilimanjaro a Zanzibar, dove l’Africa incontra l’Oriente (Ed Polaris).
AMBASCIATA TANZANIA: viale Cortina d’Ampezzo 185, Roma, tel. 06.33485801, www.tanzania-gov.it

 

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