"Chi viaggia senza incontrare “l’altro”, non viaggia, si sposta”.
Alexandra David Neel

Spedizione nei deserti del Sudan del Nord

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deserti del Sudan

deserti del Sudan

di Giulio Badini – Quando il Sahara era verde, era solcato da alcuni fiumi che arrivano addirittura a versare le loro acque nel Nilo come affluenti di sinistra.
Due in particolare, il wadi Hovar e, più a sud, il wadi El Malik (o Milk), anche se ormai fossili presentano ancora una chiara morfologia fluviale, attestata anche da qualche pianta e dai rari pozzi che attingono alla falda freatica, permettendo la sopravvivenza a sparuti nuclei di nomadi Hassanya e Manasir ed alle loro mandrie.

 


Wadi Hovar, il più consistente (lungo un migliaio di chilometri) tanto da essere chiamato da qualcuno il Nilo Giallo, nasce in Sudan con innumerevoli rigagnoli dalle pendici orientali del Jebel Marra, e in Ciad dalle pendici meridionali dell’Ennedi e da quelle orientali del Waddai.

Old Dongola

Old Dongola

Il Marra, stupendo monolite basaltico di 3.088 m nel Nord Darfur, con una caldera sommitale di 5 km di diametro formatasi durante l’eruzione di 3.500 anni fa, funge da spartiacque tra il bacino del Nilo e quello del lago Ciad e tra il deserto libico a nord e la savana semiarida a sud; le sue acque (assieme ad ingenti depositi di petrolio, urano e rame) rientrano tra i motivi di contenzioso etnico alla base del conflitto in atto nella regione. Nel primo tratto segna il confine tra Ciad e Sud e poi dopo 400 km si perde nelle sabbie del deserto nubiano; ma fino a 3-5.000 anni fa confluiva nel Nilo all’altezza dell’ansa di Debba, poco a sud di Old Dongola.

deserto di Old Dongola

deserto di Old Dongola

Ancora più indietro nel tempo, all’inizio dell’Olocene (circa 10.000 anni or sono, nell’epoca pluviale postglaciale) il suo paleocorso drenava le acque dal lago Ciad al Nilo. Non risulta quindi azzardato affermare che i primi faraoni potevano andare per via fluviale dal Mediterraneo fino al Sahara centrale. L’altro grande paleo fiume è il wadi Malik, lungo 700 km, che nasce dalle pendici settentrionali del Kordofan e confluiva anch’esso nel Nilo a Debba. Il deserto occidentale della Nubia si presenta oggi disabitato e inesplorato, ma fin verso  il 1880 – quando decadde per il divieto inglese allo schiavismo – era percorsa da una delle piste commerciali più antiche e trafficate del Sahara. La cosiddetta Darb el Arbain, la terribile strada dei 40 giorni disseminata di ossa calcinate di cadaveri a due e quattro zampe, che portava cammelli e schiavi neri dal Kordofan fino all’oasi egiziana di El Karga e poi ad Assiut sul Nilo. La presenza di reperti litici e ceramici, di incisioni rupestri e di paleo suoli di età neolitca ubicati soprattutto lungo le sponde di antichi uadi ci raccontano quanto fosse fertile ed abitato questo deserto, quando il Sahara era ancora verde.

Gala Abu Ahmed, la fortezza misteriosa
Nel 1984 ricercatori dell’università di Colonia hanno scoperto, e poi messo in luce con scavi negli anni successivi, su un terrazzo lungo la sponda meridionale di Wadi Hovar, 110 km a sud-ovest del Nilo, la presenza dei resti di un’imponente fortezza a base irregolare trapezoidale di m 180x 120, con consistenti muri a secco e bastioni sporgenti alti fino a 3,80 m, nota con il nome di Gala Abu Ahmed.

fortezza di Gala Abu Ahmed

fortezza di Gala Abu Ahmed

Nel cortile interno e all’esterno sono stati identificati edifici abitativi, pozzi, cisterne d’acqua e granai con anfore per liquidi e derrate alimentari; scoperte anche numerose punte di freccia in selce, resti di ceramica locale, egizia e addirittura greca, monili e oggetti metallici, ossa di animali, conchiglie e frammenti di uova di struzzo, oltre ad una elegante bottiglietta egizia risalente alla XXVI dinastia (672-525 a.C.). Le datazioni al Carbonio 14 assegnano il complesso alla fase di Napata del regno di Kush, collocabile tra 800 e 400 a.C., ma alcune attestano un uso già nel XII secolo a.C., quando esisteva ancora una vegetazione a savana.

Gala Abu Ahmed, mura a secco

Gala Abu Ahmed, mura a secco

I ricercatori tedeschi hanno inoltre dimostrato che attorno al 4 mila anni fa nel wadi Hofar scorrevano ancora acque superficiali periodiche. La sua funzione ? In mancanza di testimonianze certe si può ipotizzare un uso di stazione di controllo militare, luogo avanzato di vigilanza e di dogana per il traffico commerciale tra la valle del Nilo e l’Africa interna. La sua unicità, almeno per il momento, non aiuta al riguardo, ma smentisce l’ipotesi che il regno kuscita si limitasse unicamente al corso del Nilo. Nel medioevo, grazie alla sua posizione lungo la Darb el, Arbain, venne invece utilizzata per imprigionare gli schiavi in attesa di essere trasportati in Egitto.

itinerario spedizione sahariana

itinerario spedizione sahariana

Spedizione sahariana: 9 giorni nel deserto occidentale nubiano, toccando tra l’altro wadi Malik, wadi Howar e la fortezza di Gala Abu Ahmed, con “I Viaggi di Maurizio Levi” (tel. 02 3493 4528, www.viaggilevi.com), partenze con voli di linea da Milano e Roma il 28 febbraio, 14 marzo e 18 aprile 2014, pernottamenti in hotel e tenda con pensione completa, accompagnatore italiano, quote da 1.750 euro in doppia.

 

 

 
Sudan, le miniere d’oro della Nubia
Il Sudan fu nell’antichità il paese dell’oro. Fonti storiche egizie, tolemaiche e arabe confermano che per millenni l’uomo ha estratto l’oro dalle vene di quarzo disseminate tra le montagne nel cuore della Nubia sudanese, la regione che gli egizi chiamavano “Wawat”. Su una parete del grande tempio di Karnak in Egitto, esiste una precisa contabilità, incisa nella pietra in caratteri geroglifici, dove si legge che in soli tre anni del regno di Thutmosi III (XVIII Dinastia,1479-1424 a.C.), la desertica regione di Wawat produsse l’equivalente di ben 776 chili d’oro. Un quantitativo incredibile se si considera che una tonnellata di quarzo contiene da otto a dieci grammi del prezioso metallo e che le tecniche d’estrazione dell’epoca si basavano esclusivamente sulla forza fisica e su utensili normalmente di pietra. Sulla vita e l’organizzazione delle miniere, le notizie ci pervengono da Diodoro Siculo (I secolo a.C.): ”Le rocce aurifere sono di un colore nero intenso, ma nel loro interno si può notare una pietra più bianca (le vene di quarzo aurifero), che i minatori bruciano con fuoco di legna. Quando la pietra è ammorbidita dal calore, la spezzano in piccoli frammenti. Da www.viaggilevi.com

La «Dame de Soleb» della Nubia
Nella Nubia, sulla riva occidentale del Nilo, si innalzano nella solitudine del deserto le rovine maestose del tempio di Amenofi III. E’ quì che Michela Schiff Giorgini, la “Dame de Soleb”, come era solita essere chiamata dai sudanesi, si impegnò per vent’anni in una missione archeologica organizzata con fondi propri sotto l’alto patronato dell’Università di Pisa. Dal 1957 al 1977 la Schiff Giorgini si recò ogni anno a lavorare sul sito per sei mesi, da ottobre a marzo, con forte determinazione e grande rigore scientifico. Il tempio di Soleb venne scavato minuziosamente e consolidato, le tombe della XVIII dinastia regalarono meravigliosi oggetti. Ma fu il sito di Sedeinga, 19 km a nord di Soleb, a riservare la sorpresa più preziosa: una coppia di calici in vetro blu, ornati da un’iscrizione greca (“Bevi e tu possa vivere”) e da una decorazione figurata, policroma e dorata. I calici si trovano uno al Museo Nazionale di Khartoum e l’altro nell’Ateneo pisano. Nel 1977, Michela decise di sospendere gli scavi in Sudan e si ritirò in Spagna per completare l’opera di pubblicazione delle sue ventennali ricerche. Purtroppo morì improvvisamente il 2 luglio del 1978, a 55 anni. Ancora oggi, se ci si reca nel sito di Soleb, il guardiano del tempio racconta di “Madame Giorgina” e mostra commosso le sue foto incorniciate con dedica. Da www.viaggilevi.com

il silenzio del deserto occidentale del Sudan

il silenzio del deserto occidentale del Sudan

Consigli di viaggio Sudan
QUANDO ANDARE:
da ottobre ad aprile.
NOLEGGIO FUORISTRADA: non noleggiati senza autista. In Sudan non esistono società internazionali di noleggio auto ma nelle reception degli hotel consigliano società locali.
VISTO D’INGRESSO: da richiedere prima della partenza all’Ambasciata del Sudan a Roma (Via Panama 48, tel. 06 33222138, www.sudanembassy.it. Orari: ore 8.30-14, chiuso venerdì, sabato e domenica).
REGISTRAZIONE PASSAPORTO IN SUDAN: appena entrati, si hanno tre giorni di tempo per la registrazione del passaporto presso l’Alien Office (costo SDG 95; necessari una fototessera, un modulo e il passaporto, da portare alla stazione di polizia). Se si atterra in aereo, la procedura viene svolta generalmente a Khartoum dall’hotel dove si pernotta la prima notte.
PATENTE INTERNAZIONALE: non necessaria, anche se consigliata. Rilasciata in Italia dall’Ufficio Provinciale della Motorizzazione Civile, con validità tre anni. Cintura di sicurezza obbligatoria.
IN SUDAN NON SI ACCETTANO CARTE DI CREDITO a causa dell’embargo attuato dall’ONU in seguito alle sanguinose azioni militari di pulizia etnica attuate dal regime militare sudanese nella regione del Darfur. Valuta locale: Sterlina Sudanese (SDG).
VACCINAZIONI: non obbligatorie.
PERMESSI PER GUIDARE IN SUDAN: sulle strade asfaltate fuori Khartoum si deve pagare il pedaggio in valuta locale (non possibile in dollari) nelle arterie che conducono da una regione all’altra; in tutto il Sudan non sono accettate le carte di credito, quindi si suggerisce di procurarsi piccoli tagli. Viaggiare in Sudan non è semplice e richiede esperienza. Pochi i “punti d’ingresso” per raggiungere il paese con il proprio mezzo (per entrare è necessario il “temporary import permit”, validità sei mesi). Da nord, dall’Egitto, l’unica possibilità è utilizzare il traghetto sul lago Nasser (tutti i passaggi via terra sono chiusi al transito di stranieri). In realtà non si tratta di un vero e proprio traghetto, ma di una piattaforma trainata da un rimorchiatore dove viaggiano merci ed eventuali automezzi. Il traghetto vero e proprio, quello dove viaggiano i locali, opera una volta alla settimana e impiega circa 22 ore da Assuan in Egitto a Wadi Halfa, nel nord del Sudan. La piattaforma con gli automezzi invece impiega circa 36 ore e parte un giorno prima del traghetto per arrivare a Wadi Halfa contemporaneamente ai passeggeri. Da Sud l’unica frontiera aperta è con l’Etiopia a Gallabat. Le altre frontiere con l’Eritrea, il Sud Sudan, la Repubblica Centrafricana e il Chad risultano chiuse. Ultima possibilità è spedire la vettura con una nave cargo a Port Sudan, soluzione sconsigliata per l’estrema lentezza (anche superiore ad una settimana) per sdoganare la vettura e l’importo esoso richiesto dalle autorità a titolo di deposito per concedere il documento di importazione temporanea. Nelle altre frontiere, invece, risulta semplice l’importazione temporanea, nonostante non sia riconosciuto il “Carnet De Passage En Douane” (con una spesa limitata si ottiene il documento che autorizza l’ingresso).

Piramidi di Meroe

Piramidi di Meroe

DOVE DORMIRE CON VISTA SULLE PIRAMIDI DI MEROE: Campo tendato di Meroe, a 3 km dalle piramidi di Meroe, su una piccola collina in pieno deserto circondato da montagne di roccia nera ricoperte da lingue di sabbia gialla, il Meroe Camp è l’unica struttura locale, fondata dall’imprenditrice italiana Elena Valdata, pioniera del turismo in Sudan. Composto da 22 grandi tende fisse (4mt x 4mt) con due confortevoli letti con coperte e lenzuola, veranda con tavolino e sedie, luce elettrica. Wc, docce e lavandino in strutture separate una per ogni tenda, struttura ristorante coperta con una nuova terrazza con vista sulle piramidi, cucina europea.
A KARIMA: a sud della Quarta Cateratta, la Nubian Rest-House, localizzata proprio alla base del Jebel Barkal, la “Montagna Pura”, è costituita da 22 camere con bagno privato, sala ristorante, terrazzo e reception, costruiti in tipico stile nubiano ed arredate in stile etnico. Info: www.italtoursudan.com

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