"Chi viaggia senza incontrare “l’altro”, non viaggia, si sposta”.
Alexandra David Neel

Oman tra mare e deserto, nella terra del Sultano

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scogliere a Taqah

scogliere a Taqah

Reportage – L’Oman è un Paese ricco non solo di petrolio e di gas ma anche di bellezze naturali.
E’ vero che il deserto occupa i quattro quinti del territorio.
Ma c’è anche il mare, c’è la montagna, c’è il verde; e poi boschi, oasi, villaggi, città. Tradizione e modernità convivono. Ci sono ancora i nomadi e, fino ad anni recenti, una parte della popolazione viveva ancora nelle caverne; ma il benessere è diffuso e le città sono accoglienti.
Fa caldo ma l’acqua non manca.
Tre milioni di abitanti (all’incirca due terzi gli omaniti, il resto asiatici immigrati ai quali spettano i lavori più faticosi) su un territorio grande più o meno quanto l’Italia si spartiscono la ricchezza derivante dagli idrocarburi saggiamente distribuita da un sultano illuminato, Qaboos Bin Said, un regnante che molti vorrebbero. E’ al potere da 43 anni. Il Paese è ricco e questo gli facilita il compito: ma welfare e istruzione sono gratuiti, compresi gli stage all’estero per importare l’esperienza di altri Paesi.

A 21 anni un cittadino può richiedere un terreno per costruirsi la casa, e gli viene regalato. Nel tempo il sultano – uno dei due del mondo, l’altro è nel Brunei – ha avviato grandissime opere infrastrutturali e piani economici per dare stabilità al benessere del Paese. Sono stati spesi miliardi di dollari in infrastrutture di trasporto, a cominciare dalle autostrade che costituiscono una rete ampia e moderna, letteralmente scavate nella roccia della montagne. Sono stati spesi miliardi di dollari in impianti di desalinizzazione, per rendere potabile l’acqua del mare. In Oman, Paese tropicale e in gran parte desertico, la sensazione è che l’acqua non manchi mai (ma poiché spesso è tiepida, nelle piscine dei grandi alberghi viene leggermente refrigerata). Nel 1995 è stato varato un piano ventennale per ridurre il peso degli idrocarburi sul Pil del Paese dal 70 al 40%; prossimo alla scadenza, non raggiungerà l’obiettivo perché nel frattempo è aumentato il prezzo del petrolio. Si sta lavorando per trasformare il gas da materia prima da esportare a fonte di energia da utilizzare; si stanno creando aree industriali per attirare investimenti stranieri che potranno utilizzare energia a basso costo. Si pensa soprattutto a industrie energivore, quali alluminio e acciaio. La benzina al distributore costa l’equivalente di 20 centesimi di euro al litro; se dunque il rapporto è di uno a cento, è intuibile quali vantaggi potranno avere grandi multinazionali per le quali il mappamodo è un semplice catalogo di opportunità. Duqm, città della regione centrale affacciata all’Oceano indiano, che qui si chiama Mar d’Arabia, è stata scelta per un programma navale di grande respiro. Poiché è collocata in una posizione che può essere facilmente proposta ai traffici marittimi, è in corso di realizzazione un gigantesco bacino di carenaggio col quale offrire i servizi di manutenzione e riparazione ai mercantili di taglia più grande. L’attività di servizio permetterà, nell’arco di 10 anni, di creare un indotto di settore tale da poter immaginare, alla scadenza del decennio, un ulteriore investimento per creare un’industria di costruzioni navali in grado di competere con i grandi cantieri cinesi e coreani….

Il sultano, non più giovane, non ha figli, e tutti si chiedono chi gli succederà. Ma il fatto non genera preoccupazione, perché egli ha già riorganizzato lo Stato – con un consiglio nazionale di sicurezza, due camere, una corte dei conti – che quindi ha già assunto una sua configurazione moderna. La successione, in estrema sintesi, funzionerà così: il consiglio di sicurezza, del quale fanno parte i familiari del sultano e i massimi vertici politici dello stato, dovrà riunirsi per scegliere il successore all’unanimità. Se l’unanimità non sarà raggiunta, sarà aperta la busta nella quale Qaboos Bin Said avrà scritto il nome del suo successore. Sembra una trovata medievale, in realtà è un sistema ingegnoso per indurre il vertice dello Stato ad accordarsi piuttosto che subire una scelta che potrebbe non essere gradita a tutti.

La capitale. Muscat non si è lasciata indurre a strappi architettonici: Dubai e ad Abu Dhabi sono vicine in termini di distanza ma lontanissime in termini di stile. I palazzi da record, in acciaio e cristallo, qui non ci sono. Il tessuto urbano è tradizionale e il vero brano di simbolica grandeur è la moschea, una delle più imponenti del mondo, che risale al 2001, per la quale il sultano ha sborsato, di tasca propria, 45 milioni di dollari. E’ un complesso di edifici gigantesco, elegante, costruito con materiali pregiati. Il tappeto tessuto a mano e il lampadario Swarowski tra sono giganteschi, e il salone di preghiera richiama, insieme a Bisanzio, sorprendentemente il Rinascimento toscano. Anche il palazzo del sultano, è abbastanza recente e celebra la solennità del potere, come in ogni regime pressoché assoluto; lo stile è arabo ma con influenze della cultura europea, e i cancelli in ferro fanno pensare ai parchi della Londra vittoriana.
Sempre il Sultano ha voluto la costruzione di un teatro dell’Opera, uno dei pochi dei Paesi arabi, dove in cartellone è facile trovare Puccini, Rossini, Verdi. L’Opera house è stata inaugurata solo nel 2011 e abbinato all’edificio, ancora in allestimento, c’è un grande centro commerciale di lusso, dove i marchi fanno sentire gli italiani a casa propria (come, peraltro, il melodramma a teatro).

mercato del pesce a Muscat

mercato del pesce a Muscat

Il centralissimo suk e il mercato del pesce riportano alla quotidianità. Colorato e moderatamente labirintico il primo, ma carico ormai di souvenir made in China e made in India. Vivacissimo il secondo, specchio della fertilità delle acque, dove su banchi di piastrelle abili artigiani “smontano” i pesci e li curano senza sbagliare un gesto, con movimenti ripetitivi e perfetti che fanno pensare alla catena di un impianto industriale, incessante e ipnotica. Uno spettacolo.

Muscat – circa 700 mila abitanti – è la somma di tanti quartieri, e l’affaccio al mare è, in alcuni punti, strepitoso: montagne di pietra rosa che sprofondano nell’acqua cristallina, con riflessi che al tramonto s’infiammano. Merita segnalare il Shangri-La Barr Al Jissah – un complesso di tre alberghi di lusso ed extra lusso – costruito in una delle insenature più belle, con spiagge e pareti di roccia rotata, da dove si domina l’orizzonte del mar d’Arabia.

venditore d’incenso a salalah

venditore d’incenso a salalah

Salalah. Per il turismo l’Oman oggi punta su Salalah, città di  150mila abitanti all’estremo sud, verso lo Yemen, capitale del Dohfar. Zona antichissima, tradizionale porta del deserto, avvolta dalle leggende della regina di Saba, capitale dell’incenso che per centinaia d’anni ha rappresentato una notevole risorsa economica, offre un paesaggio mutevole e sorprendente: dai palmeti fitti e floridi grazie all’antica ingegneria dei canali, alle falesie a strapiombo sul mare – straordinarie quelle di Taqah -,  coste rocciose con pareti a picco, alte e continue, tanto simili a quelle della Bretagna.

Su Salalah stanno convergendo interessi economici e immobiliari. E’ in fase di avanzata realizzazione un insediamento che abbraccia 15,6 milioni di metri quadrati – di qua il mare, dietro le montagne – chiamato Salalah beach, 3.000 appartamenti, cinque alberghi (già aperto il boutique-hotel Juweira), due chilometri di spiaggia, canali e marine per la nautica da diporto, un campo da golf con 18 buche. Un intervento pubblico-privato da 850 milioni di dollari rivolto al mercato internazionale. Anche gli investimenti turistici (15mila gli italiani che hanno visitato l’Oman nel 2011) hanno l’obiettivo di differenziare la composizione del Pil del Paese, oggi ancora sbilanciato sui ricavi da petrolio e gas. Anche in virtù di questo forte interesse per Salalah, Qatar Airways, la compagnia del vicino emirato del Qatar, ha inaugurato un volo diretto da Doha, che permette ai passeggeri italiani di servirsi di un’offerta fatta di 35 voli settimanali da Milano, Roma e Venezia, con scalo, appunto, nell’aeroporto della capitale del Qatar.

il deserto nel Dohfar

Sharqyiah sands

Sharqyiah sands.

Il deserto. E’ uno dei più grandi del mondo, che occupa i quattro quinti del Paese, è a sua volta una destinazione di forte attrazione turistica, dove ci si addentra per salire sulle creste delle dune, respirare il vento che le crea e osservare i giochi continui di luci, di ombre e di sfumature di colori. Ma anche il deserto è attrezzato con campi-resort immersi nella sabbia e circondati dai cammelli, ma dotati di aria condizionata e serviti di wi-fi.

 

 

il suq di Mizwa

il suq di Mizwa

Le altre città. Ricca di colore è Nizwa, con la sua fortezza proprio nel centro dell’abitato e il bel mercato di cibi e mercanzie. A pochi chilometri, esprime tutto il suo fascino il castello di Jabreen, nel quale viveva l’imam, una residenza raffinata, decorata e colta che risale al 1670.
Sur è situata sul mare ed è celebre per i suoi cantieri tradizionali. Qui si costruiscono i dhow, detti anche sambuchi, barche in legno tipiche di questi mari. Almeno uno o due cantieri mantengono intatte le modalità costruttive di centinaia d’anni di tradizione. Ma oggi costruiscono anche i modellini souvenir per i turisti. Forse è un business ormai più redditizio.

 

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