"Chi viaggia senza incontrare “l’altro”, non viaggia, si sposta”.
Alexandra David Neel

In Colombia fra sale, coralli e città coloniali

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Ciudad Perdita, Colombia trekSul lato nord del dipartimento de La Guajira, nel Caribe continental, tra Cabo de la Vela e Punta Gallinas, il Parco naturale nazionale Bahia Potrete Kaurrele è la 59ma area protetta della Colombia, istituita ufficialmente il 20 dicembre 2014.
Sale, coralli, mangrovie e una straordinaria biodiversità, sia marina che di terra, ne fanno un luogo unico nel suo genere, lungo una baia poco profonda ed ad alta salinità, terra della popolazione nativa Wayuu, estesa per 125 km2 con 13 chilometri di estensione longitudinale massima e 2 chilometri di sbocco sul mare.

trasporti in ColombiaUnico del Sud America affacciato su due oceani, la Colombia è un paese dai mille volti, attraversato da foreste pluviali incontaminate, punteggiato da vulcani innevati, piantagioni di caffè, splendori coloniali e culture autoctone profondamente radicate, fusione di amerindi, discendenti di coloni spagnoli e schiavi africani, sullo sfondo turbolento del narcotraffico, che ha creato un modello di sicari esportato in tutto il mondo, ora dedito al traffico di gemme e metalli preziosi, dopo aver perso nel 2013 lo scomodo primato di maggior produttore mondiale di cocaina.
A piedi si attraversa il Parco Nazionale di Tayrona, a poco più di 20 miglia da Santa Marta (sulla costa caraibica), alla ricerca della mitica Ciudad Perdida, o Teyuna, scoperta recentemente (1976) da alcuni tombaroli in cerca di reperti dell’epoca, alla base del Pico Bolivar e del Pico Colon, schedata dagli archeologici con la sigla Buritaca 2000.
Lungo un percorso impegnativo che si snoda fra gli 800 e i 1300 metri attraverso la Sierra Nevada, dispersa nella foresta tropicale colombiana, esiste una città costruita dagli indios Tayrona fra il 500 e il 700 d.C. sulle sponde del Rio Buritaca.
Accessibile solo dopo aver percorso 1.200 gradini (un’ora circa), aperta al turismo dal 1982, un vero gioiello di ingegneria, edificato sulla base di un sistema di terrazze (“mesitas”) collegate tra loro tramite sentieri in pietra ed alimentate da una complessa rete di canali, dichiarata dall’Unesco Patrimonio Mondiale dell’Umanità. Uno degli ultimi santuari della biodiversità, ricco di animali e di uccelli dai colori sgargianti, dove gli attuali indigeni Kogui, Arhuaca and Wiva (tutti discendenti dei Tayrona) continuano a preservare le loro tradizioni, in luoghi solitari dove si arriva solo a piedi. Le lunghe scalinate e la base delle abitazioni sono ancora intatte e totalmente immerse nella jungla a oltre 3.000 m di altitudine.

All’interno del Parco Nazionale di Tayrona, esteso su un’area di circa 15.000 ettari dove vivono 300 tipi di uccelli e un gran numero di animali esotici, come il giaguaro, le scimmie urlatrici, le iguane, i picchi rossi e le lucertole, con una camminata di tre ore, dalle spiagge si giunge nel sito archeologico del villaggio di Chairama, con le rovine di un imponente insediamento del popolo indigeno Tayrona che occupò il territorio fino alla colonizzazione spagnola.
Oggi il villaggio è ancora residenza di una famiglia di pescatori che discende dai Tayrona. Servono 90 minuti a piedi per giungere al El Cabo (de San Juan de Guia), una delle spiagge di sabbia bianca più lontane, ma ne vale la pena.
Mompox, ColombiaDa Santa Marta, dove morì nel 1830 Simon Bolivar, il principale artefice delle guerre d’indipendenza di diverse nazioni sud americane, si prosegue verso sud verso la mitica Mompox (Patrimonio Unesco), la Macondo di Màrquez, che sorge su un’isola fluviale nel bel mezzo del Rio Magdalena.
La cittadina è pervasa da un’atmosfera unica che non ha eguali in tutta la Colombia.
Il nome Mompox deriva da Mompoj, l’ultimo capo degli indigeni kimbay che popolavano la regione prima della conquista spagnola. Con gli spagnoli la cittadina divenne un importante centro commerciale e un attivo porto fluviale dal quale transitavano tutte le merci che, in arrivo da Cartagena, proseguivano verso l’entroterra della colonia. Nel corso dei secoli Mompox continuò a prosperare e vi vennero costruite numerose chiese e lussuose residenze.
Verso la fine del XIX secolo la navigazione lungo il Rio Magdalena fu deviata sull’altro braccio del fiume, segnando il declino della città, che rimase isolata e iniziò a vivere di ricordi.
Mompox ha conservato il suo spiccato aspetto coloniale e l’atmosfera dei tempi andati e nel 1995 è stata dichiarata Patrimonio dell’Umanità Unesco. La città ha anche fatto da sfondo al romanzo Cronaca di una morte annunciata di Gabriel Garcìa Màrquez.

Non lontano si visita San Basilio de Palenque, villaggio fondato nel XVI secolo da una delle prime comunità di schiavi fuggiti durante la colonizzazione spagnola.
Oggi i discendenti di quegli schiavi africani preservano le proprie tradizioni culturali come il Palenquero, una lingua spagnola di origine creola parlata secondo le stime da 2.500 persone. Un angolo di continente africano trapiantato in Colombia, dichiarato dall’Unesco Patrimonio Immateriale dell’Umanità.
Terra natale dello scrittore Gabriel Garcìa Màrquez, premio Nobel nel 1982 con “Cent’anni di solitudine”, la massima espressione del genere letterario denominato “realismo magico”, nato in un paese che ha davvero qualcosa a che fare con la dimensione del sogno e di Fernando Botero, pittore e scultore colombiano, riconosciuto come il più importante artista sud americano vivente, a cui è dedicata la Donaciòn Botero a Bogotà. Le sue opere sono considerate icone dell’arte moderna e si contraddistinguono per il loro stile che conferisce una volumetria esagerata e sproporzionata ai soggetti al fine di stigmatizzare attraverso i dettagli critiche feroci, ironia, umorismo, messaggi sottili e ingegnosità.

 
donna in ColombiaBogotà appare tra le Ande all’improvviso. La calle 11, con il museo Fernando Botero e il Centro culturale Gabriel Garcia Marquez, è un palcoscenico per i due eroi nazionali contemporanei.
La terza capitale più alta nel mondo (dopo La Paz e Quito), moderna e affollata, una distesa di case rosse e grattacieli avvolti dall’inquinamento, situata nella “sabana de Bogotà”, il più elevato altopiano della Colombia (2.600 m), fu fondata il 6 agosto 1538 da Gonzalo Jimènez de Quesada su quella che era stata in precedenza una cittadella appartenente alla civiltà precolombiana del popolo muisca; Bogotà prende il nome dal re muisca Bacatà.
La zona coloniale della Candelaria è un caleidoscopio di viuzze formato da edifici settecenteschi restaurati, brulicanti di università, gallerie d’arte e librerie. Ma gran parte della popolazione vive nei “barrios”, aree poverissime ai margini della città, invisibili alle autorità.
Il tasso di omicidi è al minimo storico degli ultimi trent’anni.

 
Bogotà, Museo del OroBogotà vanta il Museo del Oro, che conserva decine di migliaia di pezzi in oro, la più grande collezione esistente al mondo, testimonianza delle culture preispaniche della Colombia. Tayrona, Sinú, Muisca, Quimbaya, Tierradentro e San Agustín, le principali civiltà precolombiane, si svilupparono sulla costa del Pacifico, su quella dell’Atlantico e in molte zone della regione andina, lasciando manufatti in oro e terracotta o camere funerarie e pitture rupestri, che hanno consentito agli antropologi di ricostruire la loro civiltà. Nel 1499 Alonso de Ojeda, compagno di viaggio di Cristoforo Colombo, approdò sulla penisola di Guajira.
La ricchezza degli indios del luogo diede vita al mito dell’El Dorado e le coste dell’attuale Colombia diventarono meta di numerose spedizioni. Inizialmente gli indios tollerarono i conquistatori ma, quando gli spagnoli tentarono di ridurli in schiavitù e di impossessarsi della loro terra, insorsero. Gli spagnoli conquistarono un’ampia porzione del territorio mentre molte città, inclusa Cartagena (fondata nel 1533) prosperavano. Nel 1544, il paese fu annesso al vicereame del Perú e nel 1739 la Colombia divenne parte di Nueva Granada (che comprendeva i territori di ciò che oggi corrisponde a Colombia, Venezuela, Ecuador e Panamá).
Ognuno lasciò tracce indelebili del proprio passaggio, ancora visibili nell’architettura, nelle usanze e nella cucina agricola con influenze spagnole, indigene e africane.
Da Bogotà, guidando verso nord, si giunge nella città Zipaquirà, con la straordinaria cattedrale sotterranea scavata nel sale. In una miniera di sale, sulle montagne a circa mezzo chilometro dalla cittadina, si cammina lungo una Via Crucis di Gesù che termina nella magnifica, immensa Catedral del Sal a 190 metri sottoterra. A causa della sua pericolosità si iniziarono ad erigere altari per la preghiera, poi con il passare del tempo si è arrivati a un’intera cattedrale, lunga 75 m, che può ospitare 8.400 persone.

Un breve volo interno verso il Sud-ovest del paese conduce nella città coloniale di Popayàn, la “Ciudad Blanca” (1760 m) fondata nel 1537 da Sebastiàn de Belalcàzar e famosa per la straordinaria uniformità delle sue facciate color gesso, il più importante punto di sosta sulla strada tra Cartagena e Quito. Attirate dal suo clima mite, le facoltose famiglie spagnole proprietarie delle “haciendas” di canna da zucchero nella calda regione di Cali si stabilirono in città e nel XVII secolo ebbe inizio la costruzione di palazzi, scuole, imponenti chiese e monasteri. Poco lontano, a Silvia, graziosa cittadina montana, centro della regione degli indios guambianos, uno dei gruppi etnici più tradizionali della Colombia, ogni martedì si tiene un colorato mercato frequentato dalle popolazioni andine vestite con il tradizionale abito di colore blu intenso,“anacos”, che giungono da ogni parte per vendere frutta e ortaggi.

 

viaggio in ColombiaSiti Unesco: Cartagena, Mompos, San Agustin, Tierradentro, il Triangolo del Caffè ed il Parco di Los Katios.
Quando andare: da dicembre a marzo e da giugno a settembre (le stagioni secche), per visitare l’interno.
Viaggio in Colombia: “I Viaggi di Maurizio Levi”, partenze di gruppo il 7 febbraio, 7 e 29 marzo (in occasione della Semana Santa a Mompox), www.viaggilevi.com

 

 

Documenti: Passaporto. All’ingresso nel Paese viene rilasciato un visto turistico valido fino a 60 giorni di permanenza. In uscita dal Paese è previsto il pagamento per tutti i turisti di una “Impuesta de salida” (Tassa di uscita) pari a circa 37 US dollari.
Vaccinazioni richieste: nessuna
Lingua: spagnolo; inglese nelle isole caraibiche di San Andres e Providencia
Moneta: Peso colombiano (COP)
Patente: Internazionale
Da leggere prima di partire: “Cent’anni di solitudine” di G.G. Marquez.
Vincitore nel 1982 del Premio Nobel, Cent’Anni di Solitudine è un’opera imponente, da leggere in doppia chiave. Da una parte rispecchia lo spaccato di vita sociale dei paesi sudamericani soffocati ed arretrati a causa del loro lungo isolamento dal resto del mondo (da qui anche i Cento Anni di Solitudine), dall’altro il realismo magico della più grande saga familiare di tutti i tempi, che attraversa l’arco di ben sei generazioni. Un affresco storico del mondo latino-americano, devastato, piegato e assoggettato alla lunga dominazione imperialistica dei paesi tecnologicamente avanzati e il mondo fiabesco, quasi incantato, di Macondo, paese irreale e immaginario.

“Non c’è silenzio che non abbia fine” di Ingrid Betancourt
Un inferno verde fatto di fango, afa, insetti e malattie sul quale regnano il cinismo e la brutalità dei guerriglieri. Gabbie e catene, marce forzate e un’incontenibile voglia di libertà. L’ansia per la famiglia lontana e il conforto della preghiera. Ingrid Betancourt, rapita dalle Farc nel 2002, racconta la vita ai confini della civiltà, e spesso oltre quelli dell’orrore. Dove una piccola radio, un cucchiaio di zucchero, una scimmietta da addomesticare possono salvare dalla follia.
Ma dove le persone non sono mai quello che sembrano: le compagne di prigionia, i soldati, gli amici, gli aguzzini nascondono ciascuno segreti e traumi, e alcuni saranno protagonisti poi di aspre polemiche seguite alla liberazione.
Un documento prezioso e spietato sulle ambiguità dell’animo umano di fronte all’estremo, una lettura appassionante e un’occasione per meditare.

cucina colombiana

cucina colombiana, turismoincolombia.it

Cucina: agricola con influenze spagnole, indigene e africane.
L’ajiaco (minestra di pollo e patate), tipico piatto della tradizione gastronomica colombiana, specialità tipica di Bogotá, i bunuelos (palline fritte al formaggio), la hormiga culona (grandi formiche fritte), piatto esotico che si trova soltanto nella provincia di Santander e la leccona (maiale da latte cotto allo spiedo e ripieno di riso) specialità di Tolima.
Ogni pasto culmina con il caffè, il prodotto esportato più noto della Colombia nel mondo. Il boom del caffè ebbe inizio nei primi anni del XX secolo. Dal 1959 il suo simbolo inconfondibile è il baffuto contadino Juan Valdèz con la sua mula Conchita, icona della Federaciòn Nacional de Cafeteros de Colombia (nel 2005 votata come la migliore icona pubblicitaria al mondo). Nonostante la concorrenza sul mercato di miscele meno costose soprattutto dal Vietnam, l’industria colombiana dell’arabica di alta qualità dà tuttora lavoro a 570.000 persone, procurando introiti annuali per 1,6 miliardi di dollari statunitensi. Nel 2011 la zona cafetera, fusione delle tre cittadine di Manizales, Pereira e Armenia, fornisce alla Colombia buona parte della produzione nazionale di caffè, riconosciuta Patrimonio dell’Umanità Unesco.

 

Cartaghena, stradeCartagena, la perla della Colombia
Cartagena è una delle più vivaci e belle cittadine caraibiche, dichiarata Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO nel 1984 per le sue imponenti fortificazioni e per la sua eredità coloniale. Fondata nel 1533, fu una delle prime città spagnole del Nuovo Mondo, principale porto dal quale le ricchezze del continente salpavano dirette alla madrepatria. Non sorprende che la città fosse un obiettivo appetitoso per i pirati inglesi che solcavano il Mar dei Carabi, e che nel XVI secolo subisse svariati e terribili assedi. Sir Francis Drake capitanò nel 1586 l’attacco più famoso, mettendo a ferro e fuoco la cattedrale e tenendo la città in ostaggio per più di cento giorni, prima di ottenerne un altissimo prezzo per il riscatto.
Dopo che il pirata si ritirò, gli spagnoli cominciarono la costruzione di una elaborata rete di fortificazioni che sono oggi la caratteristica principale della cittadina. Si tratta di circa 11 km di pesanti bastioni in pietra, che circondano il centro storico.
Da visitare in città: il Convento de la Popa, che si innalza in cima a una collina di 150 metri simile alla forma della poppa di una nave; il Castello di San Filippo, la più grande e robusta fortezza mai costruita dagli spagnoli in territorio coloniale; la “città vecchia”, costituita dai quartieri antichi di El Centro e San Diego: un vero gioiello dell’architettura coloniale.
Con innumerevoli chiese, monasteri, piazze e residenze signorili.

 
isole ColombiaDa Cartagena al Parco Nazionale Islas del Rosario: escursione giornaliera in barca (circa US$ 140/pax pranzo incluso) per raggiungere una delle isole del Parco Nazionale Islas del Rosario, un arcipelago formato da decine di isole coralline, di cui alcune talmente piccole da poter ospitare una sola casa, circondato da diversi banchi corallini, dove il mare assume sfumature che virano dal turchese al verde smeraldo.

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