"Chi viaggia senza incontrare “l’altro”, non viaggia, si sposta”.
Alexandra David Neel

Djara Cave, la più grande grotta calcarea del Sahara

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Djara cave, Deserto Bianco egiziano

Djara cave, Deserto Bianco egiziano

Reportage – Quasi non si vede, sommersa dalla sabbia.
Ma a 160 km ad est di Farafra si apre nel terreno la più grande grotta calcarea del Sahara. Isolata in quella parte di deserto costituito da un altopiano calcareo tra la strada delle oasi e il Nilo, dove non transita quasi nessuno, fu scoperta dall’esploratore tedesco Gerhard Rholf nel 1883 nel corso di una traversata che dal Nilo doveva condurlo fino all’oasi di Kufra in Libia.
Da allora e per circa 120 anni non si sono più avute notizie.

Djara Cave

Djara Cave, deserto inesplorato

La sua ubicazione si perse fino alla sua riscoperta nel 1989 per opera di un altro tedesco, un esploratore moderno, Carlo Bergman, che ha attraversato più volte il deserto egiziano a cammello. Si accede da un basso ingresso e si scende lungo un pendio ricoperto da una spessa coltre sabbiosa fino ad un grande salone esteso 40 metri e alto fino a 10. Una serie di stalattiti raggiunge il pavimento sabbioso fino ad infossarsi. Sembra che lo strato di sabbia che ha riempito la grotta sia più alto di 6 metri, ma nessuno ha mai effettuato scavi. Su di una parete si trovano alcune incisioni rupestri che rappresentano bovidi e antilopi, animali che erano presenti in un ambiente di savana prima dell’inizio dell’attuale fase arida circa 7.000-8.000 anni fa.

 

deserto in fuoristrada

deserto in fuoristrada

L’Egitto delle Oasi
Siwa, Bahariya, Farafra, Dakhla e Kharga, cinque oasi parallele al corso del Nilo
Bahariya  è l’oasi più vicina al Cairo, mai così distante però come stile di vita. A 365 chilometri a sud-ovest di Giza, dista 200 chilometri dall’oasi di Farafra ed è costituita da una vasta depressione di forma lenticolare lunga 94 km e larga 40. Abitata fin dal Paleolitico, Bahariya è una delle più vaste necropoli dell’antico Egitto, risalente alla dinastia tolemaica (305 a.C.-35 a.C.) e alla occupazione romana; gli Egiziani vi si insediarono a partire dal Medio Regno. Qui vivono circa 30.000 wahati (“oasiti”, in arabo), orgogliosi discendenti delle tribù nomadi provenienti dalla Libia e dalla costa del Mediterraneo, oltre ad altre popolazioni che si stabilirono nell’oasi provenendo dalla valle del Nilo. Lontani dal traffico e dai commerci della capitale, i wahati mantengono le loro tradizioni indaffarati in un mondo agricolo che conserva gelosamente le gerarchie familiari. Situata ai piedi di un monte, Bawiti è il capoluogo di quest’oasi che comprende circa 398 sorgenti sulfuree naturali. Nei primi anni settanta, la costruzione della strada asfaltata che collegava Bahariya al Cairo portò una profonda mutazione nella vita dell’oasi. Con la strada arrivarono anche la corrente elettrica, le auto, la televisione, il telefono e un accesso più agevole alla capitale, aprendo gradatamente le porte al mondo esterno e al turismo internazionale. Meritano una visita le tombe, riportate alla luce nel 1996 dal celebre archeologo Zahi Hawass che scoprì un’immensa necropoli di età romana a 6 km a sud-ovest di Bawiti. Gli scavi iniziati nel 1999 hanno confermato l’esistenza del più grande e imponente cimitero del I e II secolo d.C. mai rinvenuto in Egitto che, secondo una prima stima, dovrebbe ospitare oltre 10.000 mummie su una superficie di 36 chilometri quadrati. Nel dicembre del 2004 furono ritrovate 20 mummie in sarcofagi ricoperti con foglie d’oro, attorniate, secondo il rituale, da numerose monete di bronzo. Allontanandosi dall’oasi di Bahariya, lo sguardo si perde su dune sconfinate, scalfite solo dal vento, senza trovare traccia di passaggio umano. Il Sahara si estende su nove milioni di chilometri quadrati di catene montuose, altipiani rocciosi, piane ghiaiose e deserti sabbiosi. Il grande Deserto Libico copre un’area di 1,5 milioni di chilometri quadrati, più di un quinto di tutto il nord Africa e si estende nel deserto occidentale egiziano, nella parte orientale della Libia e del Nord del Sudan. Nel solo Egitto, comprende almeno 681.000 chilometri quadrati di superficie, ovvero più di due terzi dell’intero Paese. Grande quanto la Francia, vi vive solo il 2% della popolazione, discendente dai berberi o dai beduini migrati dall’Arabia. Oggi vivono nelle oasi. La parola “oasi” ha un’origine assai antica e deriva dal vocabolo egiziano “ouath”, già usato nell’Antico Regno per indicare la regione di Balat nell’oasi di Dakhla, e ripreso dai Greci come “ὄασις” (oasis). Un’oasi è una depressione scavata in un altopiano calcareo, sul cui fondo scaturiscono sorgenti alimentate da acqua che risale da falde sotterranee, profonde da 150 ai 1.500 metri e denominato “aquifer”, esteso sotto l’intero Deserto Occidentale con una capacità stimata di 50.000 chilometri cubi di acqua. Le depressioni delle oasi si sono formate per fenomeni di “deflazione”(l’azione di scavo sulle rocce esercitata dai venti) che iniziarono nel Miocene (circa 20 milioni di anni fa), quando il mare che ricopriva l’attuale deserto si ritirò in maniera definitiva e, soprattutto, quando, circa 6 milioni di anni fa, l’antico bacino del Mediterraneo si prosciugò, seppure temporaneamente. El Farafra è l’oasi meno estesa, meno popolata e più isolata, ma anche la più bella. Oggi l’antica Cittadella è completamente distrutta ma il villaggio conserva case antichissime e splendidi giardini. El Farafra non ha particolari monumenti ma molte case sono decorate da un artista locale, le cui opere sono raccolte nel Museo Badr. La strada da El Farafra a Dakhla si snoda attraverso un piatto deserto sabbioso fino ad Abu Minqar, a soli 100 km dal confine libico, dove si trovano, sulla destra, le scarpate che circondano l’oasi di Dakhla. Ricca di palmeti e lussureggianti frutteti, racchiude tracce del Regno Antico, cimiteri preistorici e sorgenti calde. Mut ne è la moderna capitale, situata al centro di una ventina di villaggi, ognuno dei quali conserva tradizioni proprie. A Mut si segnalano il Museo Etnografico e l’antica Cittadella, situata su un promotorio.

 

Bahariya, una sera a casa di Ahmed
Cenare una sera a casa di un abitante di Bahariya vale da solo il viaggio. Le strade del  capoluogo Bawiti sono polverose e verso la periferia lo diventano molto di più. Bawiti è un microcosmo, un caleidoscopio di colori, sapori, animali e motorini che sfrecciano nella strada principale, dove si trovano i pochi negozi. I rapporti sociali all’interno dell’oasi sono fortemente influenzati dall’Islam; le moschee lungo le strade testimoniano questo legame molto forte con la religione. Qui arrivano pochi turisti e questo consente di vedere ancora l’anima autentica della città. L’essenziale è osservare senza pregiudizi, dal loro punto di vista, non dal nostro, occidentale e abituato al superfluo. La casa di Ahmed è alla fine di una stradina non asfaltata, poco illuminata. Qui si respira la vera Africa. Le case sono originariamente quasi tutte a un piano; quando i figli si sposano, costruiscono un piano sopra la casa dei genitori. E così i figli dei figli. Durante il giorno, lungo la strada, contiamo quasi 18 uomini indaffarati a costruire un piano. Qui si conoscono tutti e tutti si aiutano. Ahmed può considerarsi un privilegiato, ci spiegano che chi lavora nel turismo guadagna più della media e arrotonda con le mance. A Bawiti affittare un appartamento medio costa 50 euro al mese, chi lavora nel turismo ne guadagna (quando e se lavora) circa 150. Ahmed vive in una bella casa, sopra le aspettative. Appena entrati, un salotto spazioso dà un senso di benessere. Loro mangiano seduti per terra, appoggiati su cuscini. Dove ceniamo non possono entrare le donne, per l’intera durata della nostra permanenza. Restano in un’altra sala e solo dopo la cena, Ahmed porta le donne ospiti a conoscere la moglie. Gli uomini non la conosceranno mai. La moglie è vestita all’occidentale, dicono che qui ciascuna donna è libera di scegliere. Ha tre figli, il più grande, 13enne, naviga in internet in un’altra stanza. Un ottimo segnale di apertura. Ma in un paese piccolo come Bawiti, dove tutti si conoscono, è difficile credere che una donna possa realmente scegliere. Il Cairo appare lontana anni luce. La stessa moglie, poco più che trentenne, non è mai uscita dal paese. Lei lavora saltuariamente e i matrimoni non sono combinati, e questo almeno è un passo avanti. Un uomo può avere fino a 4 mogli, ma deve mantenere tutti i figli allo stesso tenore di vita. Ahmed infatti rivela che vorrà una seconda moglie. I problemi di traduzione non ci fanno capire dove vivrà in tal caso, se con la seconda famiglia o no. La cena è semplice ma molto abbondante, con riso bianco, pollo, spezie varie, salse multicolore e pane fatto in casa. Non bevono vino, quindi optiamo per l’acqua. Con Akmed sono seduti anche uno dei suoi 4 fratelli e due amici. Due mondi lontani – quello occidentale e quello delle oasi – s’intrecciano curiosi e senza pregiudizi, consapevoli che le differenze culturali e sociali regalano incredibili spunti per approfondire scelte e stili di vita.

Deserto Bianco

Deserto Bianco

1.300 km di deserto con la spedizione di Maurizio Levi
Da novembre a maggio, La differenza fra essere viaggiatori e turisti
Da più di 40 anni Maurizio Levi viaggia per il mondo con curiosità e passione. Una vita dedicata al deserto, una passione assoluta e violenta cresciuta nel tempo e nata da adolescente ascoltando i racconti del padre, militare in un fortino nel deserto libico per un anno e mezzo. Dal primo viaggio nel deserto a 18 anni a oggi, la curiosità di scoprire cosa si nasconde dietro ogni singola duna è rimasta inalterata nel tempo, consolidata da oltre 80 spedizioni. Primo italiano a vincere il Camel Trophy nel 1984 in Amazzonia, da 25 anni organizza viaggi, cercando di trasmettere con itinerari originali lo stesso spirito che da sempre lo anima: scoprire e comprendere il mondo e i popoli che lo abitano. Tutti gli itinerari proposti integrano, ciascuno a suo modo, i suoi tre valori: natura, cultura e incontri con le popolazioni. Sono tutti viaggi di scoperta, prevalentemente in piccoli gruppi (tra 6 e 14 partecipanti) o a livello individuale, laddove è possibile. Ciascun viaggio è un’esperienza unica, al di fuori delle rotte turistiche tradizionali. “I Viaggi di Maurizio Levi (tel. 02 34934528, www.viaggilevi.com), unico in Italia specializzato da 30 anni in viaggi e spedizioni nei deserti di tutto il mondo, propone la spedizione di 8 giorni nel deserto occidentale egiziano tra il Nilo e le oasi centrali. Il percorso si svolge su circa 1300 km, di cui 800 fuoripista “navigando” grazie ad un satellitare Garmin. Passaggi difficili attraverso zone dunari con sabbia morbida e terreni cedevoli polverosi costituiti da antichi fondi di laghi si susseguono lungo l’itinerario, a bordo di Toyota Land Cruiser BJ75 2 porte + portellone posteriore, motore 3.5 litri diesel a 6 cilindri da 156 CV, cambio a 5 marce con riduttore, trazione 4×4 inseribile manualmente, servosterzo, bloccaggio differenziale posteriore al 100%, posti interni 7, pneumatici Michelin 7,50×16 AT. Partenze mensili di gruppo con voli di linea da Milano e Roma da ottobre a maggio 2014 (16 novembre, 29 dicembre; nel 2014 l’11 gennaio, 8 febbraio, 29 marzo, 19 aprile e 10 maggio).
Nel deserto occidentale egiziano Viaggi Levi propone diversi altri itinerari tra gli 8 e i 15 giorni. L’itinerario “Deserto misterioso” parte alla scoperta dell’estensione che giace tra la strada delle oasi e il Nilo, è una regione vasta quanto il Belgio e l’Olanda assieme, ma assolutamente disabitata e praticamente sconosciuta. Nella parte Nord il jebel Qatrani, un altopiano chiamato “il piccolo Gilf Kebir” per la somiglianza con la vasta montagna, molto più nota, nell’estremo sud del paese. Poi la sponda nord del lago Qarun, totalmente desertica, per visitare in completa solitudine due siti archeologici inaspettati: Kasr El Sagha e Dimeh. Procedendo in pieno deserto si raggiunge un sito straordinario protetto dall’Unesco, Wadi El Hitan, la “Valle delle Balene”, dove i paleontologi hanno scoperto decine di scheletri fossili di balena. Questo deserto è attraversato da un cordone di dune, Abu Muharrik,  considerato il più lungo del mondo, lungo oltre 500 km. Si viaggerà tra le dune di questo “Piccolo Mare di Sabbia” fino a raggiungere un altro luogo speciale: la Djara Cave. Forse la più grande grotta carsica di tutto il Sahara, non ancora studiata, con stalattiti che affondano nel profondo strato di sabbia che si è sedimentato sul fondo della grotta. Ed infine si raggiunge la depressione di Farafra e il Deserto Bianco, nella località di Agabat. Lontano dai punti più frequentati è forse l’angolo più spettacolare, con i pinnacoli di rocce fossilifere bianche che si alternano a morbide dune gialle. Sulla via del ritorno verso il Cairo sosta all’oasi di Bahariya per visitare il museo delle mummie d’oro e due splendide tombe tolemaiche.

Consigli di viaggio Deserto Bianco
DOVE DORMIRE

IL CAIRO – GRAND PYRAMIDS HOTEL situato nella zona Mariotteya a 3,5 km dalla Grande Sfinge di Giza e a 4 km dalle Piramidi di Giza, con l’unica piscina coperta riscaldata in zona Piramidi, 239 Camere e Suite inclusa aria condizionata e tutti i comfort. A pochi passi a piedi un piccolo centro commerciale. Info www.grandpyramidshotel.com, 53, Studio Misr Road, Mariottia Piramidi Giza, tel: +202 33881883, numero verde +2 0800 1000200 .
BAHARIYA – EL BEYT: la parola araba “Beyt” non indica solo la “casa”, ma ne amplifica il significato. Situato alla periferia di Bahariya (Qasaa 2 – Bahariya Oases), alla fine del pittoresco Garden Road Mandisha, l’hotel è circondato da quindici acri di terreno coltivati. Punto di partenza ideale per l’esplorare l’oasi e per le spedizioni nel deserto, l’hotel è costruito con materiali locali. Info e prenotazioni: www.aegyptotel.com, info@aegyptotel.com
CASA-MUSEO DI ARTIGIANATO LOCALE A FARAFRA: “Badr Abd El Moghny”. Nato nel 1958 nell’oasi di Farafra, l’artista autodidatta ha osservato la natura e la vita contadina reinterpretandola in originali sculture in pietra arenaria locale. L’esposizione è un viaggio nella vita e nella cultura delle oasi, con una collezione di artigianato locale. Info Farafra Oasis, Post Code 72721, El Eadi El-Gadid, tel. +2 (092) 7510-091, mail badr_oasis_dreams@yahoo.com

DA LEGGERE PRIMA DI PARTIRE
“Sahara sconosciuto” (Laszlo E. Almasy, Nutrimenti Editore – 2004). Diario di viaggio degli anni ’30 sulle aree che vanno da Kufra a Zarzura nel Gilf Kebir e sul Grande Mare di Sabbia. Il mitico Almasy è stato cartografo, aviatore, spia, esploratore, romantico viaggiatore e affascinante scrittore delle sue esperienze nel Sahara. Interessante anche “The Other Egypt” (Wael Abed, Cairo 1998), dati geografici e storie delle varie esplorazioni del Deserto Occidentale Egiziano. Abed è membro della Geographical Society Egiziana e il libro è stato scritto dopo diverse spedizioni a cui ha partecipato negli anni ’90. Focus sulla depressione di Qattara, il Grande Mare di Sabbia, l’altopiano del Gilf Kebir e il Jebel Uweinat.
DA SAPERE PRIMA DI PARTIRE
ENTE DEL TURISMO EGIZIANO, Via Barberini 47, Roma, tel. 06/4827985-4874219, www.egypt.travel
INFO SULLA SICUREZZA: Viaggiare Sicuri, www.viaggiaresicuri.it
DOCUMENTI: passaporto con validità residua di almeno sei mesi e visto obbligatorio, da richiedere presso i Consolati e l’Ambasciata d’Egitto o solo in caso di turismo direttamente negli aeroporti col pagamento di 15 USD.
PATENTE: Internazionale (modello convenzione di Ginevra 1949 oppure Vienna 1968).
LIMITI DOGANALI: limitazioni all’introduzione di alcolici e sigarette: non si possono introdurre nel Paese più di 1 bottiglia di alcolici (soft o super) e 1 stecca di sigarette. Entro 24 ore dall’arrivo, si possono acquistare ulteriori 3 bottiglie e 3 stecche di sigarette presso gli esercizi autorizzati. Le violazioni sono punibili con il pagamento fino al 3000% del dazio.
VACCINAZIONI: nessuna vaccinazione necessaria per entrare in Egitto, eccetto per i visitatori in arrivo da zone ad alto rischio.
VALUTA: Sterlina Egiziana (LE), detta Guineh in arabo (= 0,12 euro). Ogni sterlina è suddivisa in 100 piastre, con banconote disponibili di diverso taglio.
COME TELEFONARE: dall’Italia prefisso 0020, per l’Italia 0039
FUSO ORARIO: GMT +2 ore (+ 3 in estate)
TENSIONE ELETTRICA: 220 V
RELIGIONI: islamica sunnita (giorno festivo venerdì) con una minoranza cristiana copta dal 10 al 15%.
LINGUA: arabo; parlati anche francese, inglese, italiano, spagnolo e tedesco.
IL PRIMO CENSIMENTO: risale al 2340 a.C., di cui non si conoscono i risultati.
IL DATTERO, LA PIANTA SIMBOLO: i circa 800.000 esemplari della pianta da dattero conferiscono all’Egitto il quarto posto al mondo per produzione. 
ANIMALI NEL DESERTO: a differenza di quanto s’immagina, il deserto ospita una grande varietà di specie animali che hanno sviluppato sistemi di sussistenza straordinari per far fronte alle temperature elevate e alla siccità. Fra i più diffusi, il fennec e la volpe delle sabbie. I dromedari sono gli animali domestici più frequenti, insieme a bufali, asini e cavalli di piccola taglia, di una razza tipica del deserto.

 

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