"Chi viaggia senza incontrare “l’altro”, non viaggia, si sposta”.
Alexandra David Neel

Tajikistan in fuoristrada

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Tajikistan in fuoristrada

Tajikistan in fuoristrada

Reportage – A bordo di un fuoristrada si attraversa il Pamir, localmente “Bam-i-Dunya”, il “Tetto del Mondo”, tra vette alte 7000 metri, laghi, praterie e incontri con nomadi nelle loro yurte in una delle aree più inesplorate del mondo. Lungo la M41 Pamir Highway, l’itinerario si snoda da Khorog a Osh con una traversata di 728 chilometri (due giorni circa) su una strada dal pessimo asfalto, estremamente impegnativa per le sospensioni, priva di punti di rifornimento carburante e sistemazioni alberghiere. Ma guidare lungo vallate solitarie ad alta quota, con vette che superano i 7000 metri, ai confini del mondo, è un’esperienza che rimane dentro tutta la vita.

Viaggio negli altopiani del Kyrghyzstan

Kyrghyzstan in fuoristrada…

A queste altitudini l’ossigeno presente nell’aria è la metà di quello al livello del mare e ogni movimento amplifica lo sforzo e la fatica ma le soste iniziali consentono di acclimatarsi adeguatamente. Serve un permesso speciale per attraversare le montagne del Pamir, da richiedere anche prima della partenza presso i Consolati tagiki di Bruxelles, Delhi e Vienna. Il tragitto si svolge in gran parte su strade sterrate. Le condizioni del fondo stradale sono spesso scadenti e i frequenti lavori di manutenzione dopo la stagione invernale costringono spesso a deviazioni. Si utilizzano vetture fuoristrada 4×4 tipo Toyota Land Cruiser (motore 4, 2 lt diesel, 5 marce con riduttore) e Toyota Prado (3,0 lt diesel, 5 marce con riduttore). La quota a cui si svolge buona parte dell’itinerario porta a una sensibile riduzione della potenza erogata e ad un aumento del consumo di carburante. Spesso le poche stazioni di rifornimento sul Pamir (Khorog e Murgab) sono sprovviste di carburante, è quindi necessario essere dotati di taniche di riserva che consentano un’autonomia di almeno 1000 km. E’ consigliabile viaggiare con almeno due vetture ed è necessario essere inoltre equipaggiati con cavi di traino necessari a volte per trarre d’impaccio la vettura nel superamento di guadi o di tratti di strada distrutti da frane. Assolutamente necessario, inoltre, essere autosufficienti per quanto riguarda la riparazione dei pneumatici con leve, camere d’aria (da utilizzare anche se i pneumatici sono tubeless), compressore. Tenere presente che non si trovano pneumatici di ricambio adatti alle vetture tipo Toyota (7,50 x 16) in quanto la Pamir Highway è percorsa solamente da autocarri di origine russa. Assolutamente necessario un GPS (consigliato un modello tipo Garmin 72, semplice ed economico), ancora più consigliato è avere a bordo una guida. Da tenere presente, infatti, che alcune delle piste che passano nei pressi del confine con l’Afghanistan (ad esempio lungo il lago Zorkul) sono zone militari e proibite alla circolazione, ma non c’è alcun segnale. I contatti con la popolazione locale sono problematici, nonostante siano tutti gentili e disponibili, nessuno parla una lingua europea; l’unica lingua che parlano, oltre al tajiko o al kirghiso, è il russo. I pernottamenti si effettuano nelle cosiddette “homestay”, le case private nelle quali le famiglie offrono una o due stanze. Sono pulite, dotate di tappeti e si possono utilizzare dei sottili materassini di stoffa imbottiti di lana. I servizi igienici sono veramente basici: una baracca all’esterno funge da toilette e un tanica con rubinetto appesa sulla parete esterna della casa, per lavarsi le mani e la faccia. Per quanto riguarda la cartografia esiste un’ottima mappa in scala 1:500.000 realizzata da un società topografica tedesca e reperibile in loco. Per i pneumatici si consigliano dei modelli A/T (all terrain) mediamente tassellati ed è consigliabile tenere una pressione leggermente più alta del normale per evitare che le pietre, con cui sono costellati molti tratti delle piste, possano tagliare i fianchi. Consigliabili i cerchi originali in ferro che in caso di danneggiamento possono essere raddrizzati a martellate. Anche i cerchi sono assolutamente irreperibili nella regione. L’abbigliamento di un viaggio itinerante in questo deserto d’alta quota deve prevedere vestiti adeguati per la notte (si sfiorano gli 0°), confortevoli ma comunque caldi per il giorno (temperature tra i 10° e i 20°), scarpe da escursionismo/trekking, occhiali da sole e, nel caso di pernottamenti sia nelle homestay che in tenda, un sacco a pelo di piumino caldo. Sicuramente è necessario essere in buona parte autosufficienti per l’alimentazione.

Situato troppo ad alta quota per qualsiasi insediamento umano, il Pamir è il fulcro da cui si irradiano diverse catene montuose fra le più alte del mondo, fra cui il Karakorum e l’Himalaya verso sud, l’Hindu Kush a ovest e il Tian Shan, sul confine fra Kyrgyizstan e Cina. Nel 1982 un battaglione russo si accampò sull’altopiano a 3.600 metri e costruì un forte (Pamirskiy Post). Questo luogo divenne poi la località di Murgab. Gli ultimi spazi bianchi della cartina del Pamir furono riempiti dalla spedizione geografica tedesco-russa del 1928 nella zona del ghiacciaio Fedchenko e fu proprio in quell’occasione che il ghiacciaio più lungo della regione fu dedicato all’esploratore russo Alexei Pavlovich Fedchenko (che però non fu lo scopritore). Una parte dell’altopiano è protetto come Parco Naturale del Pamir ed è stato richiesto, nel 2008, che fosse dichiarato patrimonio dell’Umanità dall’Unesco, che però non ha ancora confermato. Serve molta prudenza per guidare sulla Pamir Highway, la seconda strada internazionale più alta del mondo dopo quella del Karakorum, disseminata di voragini impressionanti e intervallata da tratti dissestati, spazzati via dalle frane, erosi dai corsi d’acqua e dalle valanghe che hanno lasciato solo precarie piste di fango gelato. Non ha interruzioni, con scorci di rara bellezza nel passaggio del passo Ak-Baital (4655 m). Lungo la Pamir Highway, le vette si riflettono nel Kara-Kul, un lago salato situato ad oltre 4.000 metri su una superficie di 380 km2 e Tashkurgan, in una cornice quasi lunare su uno dei tratti più difficili da percorrere, fra tornanti impervi, piste di sterrato e guadi di corsi d’acqua. Nel corso dei secoli l’erosione ha reso instabile il terreno, conferendo all’intero territorio un carattere provvisorio di inafferrabile fascino. Tra Khorog e Murghab sosta consigliata per il pernottamento ad Alichur, un piccolo paesino a 4000 metri. In questa suggestiva rete di ampie vallate d’alta quota si ergono numerosissime cime di oltre 6.000 metri, alcune superiori ai 7000: Kungur (7719 m), Muztagata (7546 m), il picco Ismail Samani (ex Pic Komunism) (7495 m) e il Pic Lenin (7134 m). Il territorio è parte del Kohistani Badakhshan, conosciuto come oblast, regione autonoma del Gorno-Badakhshan dal 1925, che costituisce circa il 45% del territorio tagiko, ma ospita solo il 3% dell’intera popolazione del paese. Leggende e aneddoti raccontano le prime esplorazioni del Pamir: fu Tolomeo il primo a descrivere approssimativamente una via commerciale in quest’area; dal 600 d.C. molti pellegrini buddisti attraversarono l’altopiano per raggiungere l’India dalla Cina. Nel XIX secolo iniziarono le esplorazioni da parte di viaggiatori inglesi e russi con lo scopo di individuare un percorso per collegare l’Asia Centrale con l’India. Ex repubbliche sovietiche, indipendenti dal 1991, Tajikistan e Kyrgyzstan sono le più sconosciute fra le cinque repubbliche che compongono l’Asia Centrale (Uzbekistan, Kazakistan e Turkmenistan). L’essenza dell’Asia Centrale è l’affascinante crocevia geografico, essenziale per il commercio, attraversato nei secoli da carovane, mercanti e avventurieri lungo la “Via della Seta”, termine coniato alla fine del XIX secolo dal geografo Von Richthofen per indicare i fiorenti rapporti commerciali che hanno legato per secoli Europa e Asia. Ancora oggi il territorio interno è caratterizzato da interminabili steppe desertiche, solcate da strade non asfaltate lungo le quali sorgono piccole comunità rurali, dalla sorprendente ospitalità. “Chi viaggia senza incontrare “l’altro” non viaggia, si sposta” diceva Alexandra David Neel. Attraversando il Pamir il viaggio in fuoristrada s’arricchisce della conoscenza casuale dei pastori nomadi kyrghizi, che migrano attraverso i “jailoo”, i pascoli estivi d’alta quota, con mandrie di yak e capre. Lo spazio sconfinato è interrotto da piccoli e isolati villaggi, che fungono anche da guest house molto alla buona. Uno spazio per coricarsi per terra con un materassino, una pungente coperta di pelle di pecora e una ciotola bollente di “sher chay”, un locale tè con latte di capra, sale e burro sono l’essenza di questa regione estremamente povera, arricchita dalla leggendaria ospitalità dei suoi abitanti. Sparse qua e là, le tradizionali yurte dei nomadi (bosuy in kirghiso, kiiz-uy in kazako, “gher” in mongolo) a forma di giganteschi funghi, calde d’inverno, fresche in estate, relativamente leggere e facili da trasportare, sono fatte di feltro di lana e puzzano come un montone. La provvisorietà della vita nomade ha influito profondamente sull’alimentazione dei kirghisi, basata soprattutto su carne (comprese le interiora), latticini e pane.

Tajikistan Globetrotter Magazine.

Tajikistan Globetrotter Magazine.

CONSIGLI DI VIAGGIO

PERMESSI SPECIALE PER LE MONTAGNE DEL PAMIR: obbligatorio, da richiedere anche prima della partenza presso i Consolati tagiki di Bruxelles, Delhi e Vienna. Visto d’ingresso turistico in aeroporto all’arrivo nel Paese. Info Viaggiare Sicuri www.viaggiaresicuri.it
ASSICURAZIONE AUTO PER KYRGYZSTAN: Polizza Ingosstrakh (assicurazione di frontiera a breve termine).
PUNTI PER RIPARAZIONE AUTO: Khorog, capoluogo del Gorno-Badakhshan, provincia autonoma del Tajikistan.
RIFORNIMENTI CARBURANTE: Dushanbe, Kalaikhum, Khorog e Murghab.
PATENTE: italiana
SPEDIZIONE DALL’ITALIA IN 4X4: con “Viaggi Levi”, unico operatore italiano che propone viaggi in quest’area, itinerario di 17 giorni in 4×4 nei mesi estivi, accompagnatore e guida locale, 3 passeggeri + autista su ciascun fuoristrada, volo per Dushambe (capitale del Tajikistan) e rientro da Bishkek (capitale del Kyrghyzstan). Info www.viaggilevi.com

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